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La domanda è già un inizio di preghiera quando è disposta a far propria la risposta di Dio.
Adrienne von Speyr
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 16,23-28)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre».
Mi lascio ispirare
Oggi viene messa in discussione la nostra preghiera e la nostra persona. Ci viene detto che finora non abbiamo mai chiesto nulla nel nome di Gesù: forse è vero.
Forse, invece che chiedere nel suo nome abbiamo chiesto al suo nome.
Forse, più che una domanda da figli, abbiamo chiesto una raccomandazione al Figlio.
Il primo invito di oggi, allora, può essere quello di liberare la nostra preghiera, di sprigionarne l’autentico potenziale. Oggi siamo chiamati a prendere consapevolezza che la nostra preghiera, grazie al dono dello Spirito, è potente perché possiamo rivolgerla come fratelli, nel nome di Gesù.
Il secondo invito è una domanda sulla nostra idea di gioia.
«Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena» sembra volerci dire che non sarà ottenere quello che abbiamo chiesto a procurarci gioia, ma l’intero processo di “chiedere e ottenere”: essere fratelli del Figlio significa riconoscere l’intima dipendenza dal Padre e dalla comunità.
Chiedere nel nome di Gesù significa assimilare il suo stile: nell’ora di più buia, servire e chiedere, lavare i piedi e pregare. Il bisogno può essere uno strumento di relazione, non motivo di vergogna o attacco alla nostra autonomia.
La nostra gioia comincia quando chiediamo.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Con quale animo entro in preghiera, oggi?
In questo momento da quale bisogno posso liberarmi, chiedendo aiuto ad altri?
In che modo mi rapporto ai miei bisogni?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
23
Maggio
2020
Chiedere nel Suo nome
commento di Gv 16,23-28, a cura di Matteo Palma