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Libertà e amore sono una cosa sola.
Novalis
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 10,11-18)
In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
Mi lascio ispirare
Gesù, scegliendo la tradizione dell’immagine del pastore per raccontare di sé, idealmente abbraccia tutto il tempo della storia della salvezza, perché si collega al tempo dell’Esodo, a quello dei profeti e alla tradizione sapienziale che si esprime nei salmi. Anche lì si parla di un pastore che conduce a verdi pascoli e ad acque tranquille, il cui bastone dà sicurezza ed è con chi cammina nelle tenebre.
Giovanni crea così lo spazio e l’occasione perché Gesù possa presentare sé stesso alla luce della Scrittura. È il pastore che dona la vita per il gregge. La passione, la morte e la Resurrezione diventano un unico spazio di verità, il luogo della rivelazione della sua persona e del progetto di Dio.
Il Signore dà liberamente la propria vita, lo ripete per quattro volte. Il gesto dell’offerta di sé e quella del servizio (è il pastore che si prende cura del gregge) si sovrappongono e diventano stile e storia.
Questa scelta è però minacciata dalla tensione opposta di coloro che, avendo responsabilità del gregge, non se ne prendono cura, si mascherano e ingannando, disperdono. Due tensioni perciò si contrappongono. Una disperde, l’altra unifica. Sarà quest’ultima a prevalere, questa la promessa che è fondamento della nostra fede, che poggia sulla libertà di Dio, non sulle nostre decisioni e sulle nostre scelte.
In tempi di prova come questi, abbiamo bisogno di parole di conforto e di sostegno. A volte noi ci sentiamo come un gregge senza pastore… ma non lo siamo: il nostro presente e il nostro futuro sono tra le mani di Colui che, dando sé stesso, ci ha mostrato che al di sotto di ogni pena e di ogni affanno, nel segreto della vita che prosegue, c’è il suo abbraccio.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Se pensi alla parola libertà, che cosa ti viene in mente?
In questo tempo di isolamento, quando ti sei sentito “libero”?
In che modo vuoi giocare la tua libertà nel prossimo futuro?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
4
Maggio
2020
Nel segreto della vita che prosegue
commento di Gv 10,11-18, a cura di Diego Mattei SJ