Ph. Martina Pampagnin -
Queste gemme recano in sé vita: il loro colore parla, dice ciò che le parole non sanno dire
George Eliot
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 21,33-43.45)
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti». Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.
Mi lascio ispirare
Mentre lavoro nella tua vigna, siano i frutti che le mie mani raccolgono raccolti in tuo nome, Signore. Ogni mia fatica tra le vigne sia atto d’amore per il miglior raccolto. Nulla sia un possedere, ma tutto sia un donare con giustizia a quella pietra grezza ai miei occhi, che scarterei facilmente se tu non fossi al mio fianco.
Ecco, Signore, tra le mie mani i frutti migliori: li offro a quei fratelli che si sentono scartati. Le mie mani, Signore, sempre siano aperte perché tu possa prendere per te ciò che è tuo. Che non trattengano, che mai siano invidiose o possessive. Siano ceste per quelle pietruzze che tu rendi meravigliose gemme.
E i miei occhi, Signore, non siano miopi: possano vedere meraviglia dove non pensano di trovarne; mai si stanchino di ammirare la preziosità che tu mi indichi, di riconoscere quella pietra scartata che tu hai reso pietra d’angolo.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale preziosità vorresti riuscire a vedere?
Come ti senti ad essere prezioso agli occhi di Dio?
Oggi, quale dono di Dio offri?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
13
Marzo
2020
Preziosità da vedere
commento di Mt 21,33-43.45, a cura di Martina Pampagnin