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Unti con olio di gioia per ungere con olio di gioia.
Papa Francesco
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 6,7-13)
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
Mi lascio ispirare
Una serie di verbi fa da cornice a questo vangelo, in una doppia dinamica di stimolo e risposta. Da un lato Gesù – lo stimolo – che chiama, invia, dà potere.
Chiama. C’è una voce in gioco… il suo timbro, i sentimenti che trasmette, e quelle parole che, dall’eternità del logos, vibrano ora da corde di carne, si fondono con un volto che ha rivelato per sempre Dio, quel volto che i pittori anelano da secoli e sempre si sforzano di far brillare sulla tela.
Invia. Quella voce che ha abbattuto ogni distanza sa crearne altre. Nell’invio si sprigiona la dispersione dell’amore, la forza traboccante di chi non può tacere ciò che ha ascoltato ed è gettato lontano a contaminare di buona notizia quei campi stanchi di vuote carestie.
Dà potere. Gesù dà potere sugli spiriti impuri. Ci vuole potenti guaritori in un ospedale da campo che non conosce la fine della guerra. Anche di fronte a quel male che sembra imbattibile ci dà il potere di far esplodere il messaggio di salvezza, quel definitivo della vita eterna che farà tutto puro.
Dall’altro lato gli apostoli – la risposta – che partono, proclamano, scacciano, ungono… Quanti verbi per declinare il modo di seguire Gesù!
Forse vale la pena fermarsi sull’ultimo: ungono. La voce che ha dato origine a tutto, che aveva abbattuto ogni distanza, ci chiama a fare lo stesso. Nell’ungere il fratello, nell’accarezzare con olio profumato l’acre morte delle sue ferite, l’apostolo annulla ogni distanza. Quella ferita che abbiamo avuto il coraggio di ungere, già brilla… già è specchio che riflette il volto dell’apostolo, quello stesso volto che i pittori anelano da secoli e sempre si sforzano di far brillare sulla tela.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale verbo di questo vangelo mi ha toccato di più?
Quali “poteri” posso mettere in campo per contribuire alla salvezza?
Quando sono riuscito a vedere il mio volto dentro le ferite dell’altro?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
6
Febbraio
2020
I verbi dell’apostolo
commento di Mc 6,7-13, a cura di Giuseppe Amalfa SJ