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Liberatevi della zavorra, uomini! Lasciate che l’imbarcazione della vostra vita sia leggera, carica soltanto di quello di cui avete bisogno: una casa accogliente e qualche semplice piacere, un paio di amici degni di questo nome, qualcuno da amare e che vi ami, un gatto, un cane, e una o due pipe, cibo e indumenti a sufficienza e da bere in abbondanza, perché la sete è una compagna pericolosa.
Jerome K. Jerome
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 5,21-43)
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male». Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.
Mi lascio ispirare
Il Signore è nei pressi del lago di Tiberiade, una grande folla vuole sentirlo. È una giornata pienissima per Gesù. Tra la gente che si accalca intorno a lui, nella calca di persone, ciascuna forse portatrice di una domanda o di un’attesa, una donna di cui non si dice il nome, che potrebbe essere ciascuno di noi, ne sfiora la veste. È un tocco lieve, eppur così carico di fede e slancio che qualcosa in lei cambia definitivamente. Dove gli sforzi, il denaro, le competenze, il tempo nulla ha potuto, quello sfiorare leggero guarisce, risana e restituisce alla vita.
E poi c’è la storia apparentemente interrotta di una ragazza malata che muore. Il padre si getta ai piedi con sguardo supplice e una richiesta grande come un macigno: “mia figlia è malata, mia figlia sta morendo, Signore tu puoi guarirla, vieni nella mia casa”.
E il Signore entra nella casa che già risuona dei lamenti della morte e del dolore. Entra nella morte, supera l’incredulità di chi pensa sia tutto finito e con un gesto gentile e voce calma dice: “Alzati e cammina” e tutto, ancora una volta cambia. La vita ritorna, l’esistenza riprende il suo corso. Le parole “alzati e cammina” rendono la giovane partecipe della vita del Cristo Risorto. Per chi assiste e poi ricorderà, chissà, forse quell’evento avrà il sapore della resurrezione, perché dove c’è il Signore, la morte non ha l’ultima parola.
A volte può accadere anche a noi di spingere, sollevare, correre e affannarci. Forse è la leggerezza e la fede gentile nell’amore del Signore che ci manca. Anche noi a volte viviamo in affanno o nella convinzione che non ci sia futuro.
Allora abbi coraggio, tocca la veste, alzati e cammina e scoprirai che il Signore è già lì, che ti attende, perché desidera continuare il cammino insieme a te.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Che cosa vorresti domandare oggi al Signore, ma hai timore di farlo?
Che cosa ti trattiene dallo sfiorare con un tocco gentile la veste del Signore?
Il Signore ti dice: “Alzati e cammina”. Dove pensi che ti porteranno questi nuovi passi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
4
Febbraio
2020
Liberatevi dalla zavorra!
commento di Mc 5,21-43, a cura di Diego Mattei SJ