Ph. Andrea Lalli -
«Sai aspettare?»
«So bruciare».
«Fino alle braci?»
«Fino alle braci».
«È perfetto».
Chandra Livia Candiani
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 19,11-28)
«In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro. Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”. Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”. Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”». Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme».
Mi lascio ispirare
L’escatologia non riguarda apocalissi a venire, getta piuttosto uno sguardo sul presente, lo riempie di trepidante attesa, di una ricerca sempre nuova dell’oggi di Dio. È quanto Gesù prova a spiegare a chi lo segue a Gerusalemme e si aspetta l’instaurazione del Regno di Dio.
Imparare a vivere l’attesa del ritorno di Cristo è stato uno degli assilli e degli scandali che i primi cristiani hanno vissuto con certa ansia. Gesù in risposta a tale angoscia, proprio mentre si accinge a entrare a Gerusalemme per vivere la sua passione e morte, invita a cogliere l’attimo, il momento opportuno in cui spendersi per il Regno, piuttosto che aspettarlo passivamente.
La moneta che mi viene consegnata (sia una, siano dieci) non è la misura del mio valore: ciò che misura la mia attesa è l’atteggiamento interiore, la conseguente capacità di stare nel mondo da cristiani con la creatività che richiede il tempo che vivo.
Cristo è ieri, oggi, domani: posso aspettare il domani di Cristo se ne vivo anche il presente ringraziando per ciò che è stato e consegnandolo alla sua misericordia. L’attesa paziente di Dio che viene, sempre viene, e verrà una volta per tutte definitivamente, da senso e plasma il mio presente. O così dovrebbe essere.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Con che spirito attendo la venuta ultima di Gesù?
In che luogo della mia vita oggi può venire il Signore?
Qual nome do alle monete che mi vengono affidate?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
20
Novembre
2019
Ieri, oggi, domani
commento di Lc 19,11-28, a cura di Michele Papaluca SJ