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Porta itineris dicitur longissima esse. Si dice che la porta sia la parte più lunga di un viaggio.
detto latino
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 20,24-29)
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Mi lascio ispirare
Anche quando non ci sono, tu ci sei. Passi a trovarmi – oppure a cercarmi, se non ci sono. Attendi i miei tempi, torni quando sai di potermi incontrare. Arrivi e ci sono anch’io, questa volta. Violi le porte chiuse del mio cuore, Signore; nulla ti ferma, neanche la mia incredulità. L’amore passa ogni crepa, attraversa ogni apertura, colma ogni vuoto. Arrivi per stare, il tuo passaggio è permanente, la traccia che lasci è la mia strada.
Davanti alla mia incredulità apri letteralmente il tuo cuore, perché io possa entrarvi; mi porgi il fianco, posso toccare con le mie mani questo amore fatto dolore. E questo mi basta: l’amore spiega l’amore meglio di ogni altra cosa. Non parole, non costruzioni, non complicati sistemi, ma soltanto il coraggio semplice di (di)mostrare l’amore.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
A cosa non ho saputo credere, perché non avevo visto?
In che occasione ho sentito fisicamente la presenza del Signore?
Quale dono di grazia oggi mi dimostra che il Signore è qui per me?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
3
Luglio
2019
A porte chiuse, a cuore aperto
commento di Gv 20,24-29, a cura di Verena M.