René Magritte, Le memorie di un santo -
Io voglio far qualcosa che serva,
fammi far solo una cosa che serva,
dir la verità è un atto d’amore.
Afterhours
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 5,33-37)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”; “No, no”; il di più viene dal Maligno».
Mi lascio ispirare
Non giurare. Non c’è bisogno di aggiungere un “di più” a ciò che è vero, a ciò che tu dici e a cui è chiesto di credere. Ma non è solo una questione di giuramento, sembra dire Gesù.
Innanzitutto perché una serie di cose non sono in tuo potere, né riesci a farle diventare tali solo perché magari vi aggiungi un giuramento, ma soprattutto perché, nel voler rimarcare la veridicità di quanto affermi, in realtà vuoi dare patente di veridicità a ciò che forse non è così sicuro, forse non è così vero. E allora è chiaro che il tuo linguaggio ha bisogno di orpelli, per farti sentire maggiormente al sicuro: proprio questo parlare sovraccarico sembra essere segno di una incapacità (o per lo meno di un certo dubbio) di essere inteso e creduto nelle relazioni.
Se il linguaggio non è sincero, non servono giuramenti: come dice lo stesso Gesù, stai in realtà facendo il gioco del maligno, il quale nella menzogna, nelle mezze verità, nelle ambiguità ha deciso di portare la sua sfida al Signore. Il maligno sembra tentare allora anche nel linguaggio, ben sapendo che attraverso di esso vengono conformandosi relazioni di fiducia o meno. L’atto di fede stesso è allora il nostro dire a Dio dal profondo del cuore «ti credo, mi fido di Te». Non serve altro.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando ti sei reso conto che il tuo parlare complesso era solo un modo di mascherare una mancanza di verità?
In che occasione avresti sentito il bisogno di giurare, ma affidandoti al Signore hai trovato la verità?
Cosa puoi dire in piena sincerità, oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
15
Giugno
2019
È vero, mi fido!
commento di Mt 5,33-37, a cura di Lino Dan SJ