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Ma in una notte selvaggia chi può ricondurti a casa?
Solo chi conosce il tuo nome.
Jeanette Winterson
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 10,1-10)
In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
Mi lascio ispirare
La figura del buon pastore, grazie all’amore e alla cura che ha nei confronti del suo gregge, mette in risalto il tema della relazione tra Dio e l’uomo. Una relazione che viene descritta come forte, in grado di riuscire a tenere insieme tutte le sue pecore, ma allo stesso tempo delicata.
Non è tutto: compaiono anche le figure di ladri e briganti. In questa relazione ma anche in tutte quante le altre, anche le più autentiche, il nemico non starà con le mani in mano, ma cercherà di rubare, di rovinare e distruggere!
Sta a noi, con l’aiuto del pastore, saper distinguere le tentazioni molto sottili che lo spirito cattivo metterà in campo e soprattutto saper ascoltare la sua voce quando ci chiama per nome.
Il simbolo principale che ci conduce verso il tema centrale della relazione è quello della porta: il pastore entra dalla porta, conosce le sue pecore, infatti le chiama una per una – e le pecore riconoscono la sua voce. Il testo ci parla di un rapporto caratterizzato da fiducia, conoscenza, confidenza… è il chiamarsi per nome.
Il Signore si definisce come la porta: essa per sua natura apre ad un ambiente e chiude ad un altro. Siamo disposti oggi a lasciare il vecchio modo di vivere per seguirlo in questo tipo di relazione?
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale porta attraversi oggi, col Signore e nel Signore?
Quando ti sei sentito chiamato per nome?
Cosa ti impedisce di fidarti del tuo pastore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
13
Maggio
2019
Chiamarsi per nome
commento di Gv 10,1-10, a cura di Domenico Pugliese