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Il frutto visibile di una fede viva è la gioia. Anche umanamente, quando c’è il massimo di amore c’è felicità.
Mario Canciani
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 10,27-30)
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
Mi lascio ispirare
Spesso sono tante le voci che affollano il nostro cuore. Lo spirito buono e quello cattivo, la voce del Signore, le inclinazioni personali… a volte ci si trova una matassa da cui è davvero difficile levarsi e sembra che, addirittura, la preghiera, invece di aiutare, complichi le cose! Chi, avendo un po’ di vita di preghiera, non ha mai provato questa situazione paradossale?
Il Vangelo di oggi ci aiuta proprio a ritornare all’essenziale. In fondo, la voce a cui tutte le altre devono fare riferimento, sempre, per non perdersi, quella che orienta i nostri desideri più profondi, è la voce di Gesù che ci parla con lo Spirito. Il nostro cuore la sente e la riconosce, perché è una voce portatrice di Vita, la vita eterna che viene dal Padre stesso e che il Signore ci comunica. Sembra astratto, ma non lo è.
Ce ne accorgiamo nei momenti di consolazione, di grande gioia che trova chi cerca il Signore con animo sincero. È una forma di gioia profonda, che riempie e che ci dona la certezza di essere amati, la gioia dopo una bella confessione, dopo un ritiro, dopo esserci riconciliati con un amico o una persona cara magari in seguito a un litigio, dopo essere stati bene con la persona che si ama…
Qualcosa di semplice, che va gustato e chiesto come grazia nella vita. È la gioia del Vangelo, che supera tristezze, desolazioni, contrarietà e litigi, che anima la comunità cristiana e le relazioni, perché non ci abbandona. Nessuno strapperà dalla mano del Signore le sue pecore. È con questa certezza che possiamo chiedere questa gioia che viene da Dio.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa mi dona gioia profonda nella mia vita? Dove riconosco l’azione del Signore?
Quali voci invece mi allontanano, secondo me, da questa gioia?
In che occasione mi è capitato di trasmettere ad altri o di sentirmi donata la gioia del vangelo?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
12
Maggio
2019
Gioia di abbondanza, abbondanza di gioia
commento di Gv 10,27-30, a cura di Daniele Ferron