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C'è da meravigliarsi e diffidare da coloro che affermano di non avere difficoltà a credere. Forse è perché non hanno ben capito di che cosa si tratta.
Vittorio Messori
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 7,40-53)
In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: “Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo”?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua.
Mi lascio ispirare
Credere è cosa da funamboli: il margine di sicurezza che hai è la dimensione di un filo rispetto all’immensità del vuoto.
Crescere nella vita di fede è prendere coscienza di come le nostre certezze sono piccole rispetto alla grandezza e creatività di Dio. In questo gli uomini e le donne che studiano la fede, i teologi, sono più tentati. Lo studio può farli più ciechi ai segni dei tempi, ai tanti modi in cui il Signore continua a manifestarsi nel mondo. Lo studio può far credere che la loro piccolezza nella fede sia cresciuta, che sia divenuta adulta e che non ha più bisogno della mano forte e sicura del padre.
I capi della sinagoga e i farisei erano gli esperti di fede al tempo di Gesù e non si sono accorti del segno dei tempi per eccellenza, di quell’anno zero che ha marcato un prima e un dopo nella storia.
Ciò che rende cieco un esperto nella fede comincia sempre nel cuore, in quella durezza che impedisce di vedere nella gente semplice – che non conosce la legge dei testi – i veri occhi di Dio, occhi che sanno indicare e riconoscere il messia.
La durezza del cuore può bloccare il nostro sapere, la curiosità di scoprire l’agire di Dio. I farisei del tempo di Gesù non sanno andare a fondo nella vita di quel profeta… si fermano alle voci sulla Galilea e non sono capaci di farsi raccontare la sua storia e scoprire il sangue di Davide nelle sue vene.
Solo Nicodemo, fariseo che era rinato dall’incontro con Gesù, sa dare cuore alla legge e scoprire in essa ciò che rivela il vero Dio. Nicodemo si è accorto che la legge è solo un filo che unisce l’uomo a Dio ma non può esaurire l’estensione infinita del credere.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa significa per me credere?
Cosa sta dicendo alla mia vita un profeta di periferia come Gesù?
Quali durezze del cuore mi impediscono di vedere il manifestarsi di Dio nel mio quotidiano?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
6
Aprile
2019
Incredulità di credenti
commento di Gv 7,40-53, a cura di Giuseppe Amalfa SJ