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Tutti noi prendiamo più sul serio ciò che costa
che non quello che è gratuito.
Luciano De Crescenzo
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 21,33-43.45)
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti». Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.
Mi lascio ispirare
“Che dai a fare se poi togli? Perché doni, se dopo porti via? Quando ci presenterai il conto delle cose belle che ci ritroviamo in mano?”
Sembra essere questa la logica dei farisei e dei sommi sacerdoti, a cui la parabola è rivolta; a volte, rischia di essere anche la nostra. La vita, con tutte le sue bellezze e le sue difficoltà, smette allora di essere un’opportunità e un dono, e diventa qualcosa da pagare, diventa un inganno dietro al quale c’è il vuoto: tutto quello che ci è dato ci verrà chiesto indietro, per di più con gli interessi.
Se la nostra prospettiva è questa, il passo è facile: Dio diventa qualcuno da eludere, da ingannare e alla fine da eliminare dalla nostra vita, per cercare di avere finalmente in mano la vigna che crediamo ci appartenga.
Gesù viene a mostrarci un’immagine completamente diversa: quella di un Dio che dalle nostre vite non toglie niente, semmai aggiunge; aggiunge se stesso agli scarti di pietra che a volte ci ritroviamo in mano per farle diventare testate d’angolo di meravigliose cattedrali.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando sento di entrare nella logica dei farisei, di vedere Dio come qualcuno venuto a togliermi qualcosa?
Che cosa pretendo dalla vita, e cosa invece riconosco come dono?
Quando mi sono sentito amato proprio in ciò che ritenevo da scartare?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
22
Marzo
2019
Scarto d’amore
commento di Mt 21,33-43.45, a cura di Rete Loyola (Bologna)