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Chiunque ad un certo punto della vita mette su casa. La parte difficile è costruire una casa del cuore.
Sergio Bambarén
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 6,1-6)
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
Mi lascio ispirare
In un tempo di grandi movimenti umani, per studio, per lavoro, per cercare una vita migliore, forse anch’io, come Gesù, mi trovo nella condizione di tornare ai luoghi d’origine, a quei volti che sono stati spettatori dei miei primi passi e orecchie per le mie prime parole.
La patria, la casa di famiglia, mi hanno plasmato, sono causa remota di ciò che sono adesso, lavoro lento e quotidiano dell’uomo che sono oggi. Eppure capita tornando al focolare domestico di non sintonizzare più pienamente con quel contesto. La vita mi cambia, altri luoghi e volti, letture, esperienze hanno aggiunto essenza al mio essere. Ecco allora che il ritorno può farsi partenza quando si scontra con l’incapacità di accogliere il nuovo.
Gesù torna a Nazaret dopo l’esperienza mistica del deserto, torna profeta dove aveva vissuto da falegname, torna guaritore dove aveva giocato da bambino, torna a quella casa dove per anni aveva contemplato nel silenzio e nascondimento del quotidiano il mistero della sua chiamata.
Gesù torna, ma i suoi non lo capiscono, non lo accolgono. Non sono capaci di trasfigurare quella quotidianità nel Messia delle genti, si scandalizzano all’idea di un Salvatore che hanno sempre avuto accanto.
Il ritorno di Gesù si fa allora partenza, carovana verso altri villaggi e altra gente che saranno casa.
Non posso tornare verso chi tiene chiusa la porta del suo cuore, perché è da lì che deve passare la vera accoglienza. Solo cuori che battono al ritmo della resurrezione possono essere capaci di aprirsi all’eterna novità di Cristo.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In che occasione io come Gesù ho fatto l’esperienza di non essere compreso tornando a un “luogo - d’origine”?
Da dove veniva quella novità che sentivo di portare?
In che luogo della mia vita riconosco la novità del Vangelo?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
6
Febbraio
2019
Ritorno a casa
commento di Mc 6,1-6, a cura di Giuseppe Amalfa SJ