Per convertire qualcuno, va’, prendilo per mano e guidalo.
San Tommaso d’Aquino
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 15,1-10)
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Mi lascio ispirare
Quanta tenerezza suscitano nel cuore le parole di questo Vangelo! Quanta serenità nello scoprire che nella nostra conversione il primo a gioire è proprio lui! E quanta speranza nel sapere che è lui il primo che si mette in moto per cercarci quando ci perdiamo nelle nostre paure, nelle nostre fatiche.
Convertirsi: cum-vertere, rivolgersi con. Si tratta di un passo a due in cui è lui, l’Amato, che guida; è lui il primo che ci viene incontro. Sempre.
Essere schiacciati dall’illusione della non colpevolezza, dalla falsità di pensare che l’invito a convertirsi non ci riguardi è, forse, la tentazione più grande. Può capitare di sentirci parte di quelle novantanove pecore rimaste all’ovile e rimanere perplessi, sentirci abbandonati. Ma il Signore ci chiede di gioire con lui, perché la sua logica non è quella della maggioranza, è la logica della pienezza; perché al dolore e alla fatica di perdersi segue la felicità di ritrovarsi che genera un allargamento del cuore che coinvolge tutti.
Chiediamo al Signore di convertire continuamente la nostra vita e il nostro cuore e di insegnarci a gioire come lui gioisce.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In che luogo della mia vita sento la necessità di convertirmi?
Vivo come sorgente di Grazia il Sacramento della Riconciliazione?
In che modo nelle mie relazioni con l'altro mi sforzo di annunciare la gioia della conversione?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
8
Novembre
2018
Passo a due
commento di Lc 15,1-10, a cura di Marco Ruggiero