Lo spirito in crisi riprese vigore, grazie ad un inatteso incantamento prodotto dalla materia. La natura si autoinvitò al cenacolo di quanti vedevano in essa la caduta del peccato e restituì loro la grazia. I sensi dei fratelli e delle sorelle furono strappati al sonno e il risveglio spalancò loro le porte dell’ideale.
Alain Finkielkraut
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 14,15-24)
In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».
Mi lascio ispirare
Per annunciare il regno di Dio, Gesù attiva i miei sensi.
Oggi, la sua Parola stimola il gusto, attraverso il cibo del banchetto dei cieli.
Il regno che mi apre Gesù passa per la tavola, dove il bisogno di nutrirsi si fa condivisione, rito e festa, si fa comunità – nel convertire il bisogno in relazione; si fa unione – celebrata in un banchetto nuziale.
La tavola alla quale oggi sono invitato mi fa sperimentare la gratuità. Chi mi offre da mangiare ha investito il suo tempo a preparare la cena, la tavola, a scegliere ciò che fosse di mio gradimento, mi fa sperimentare l’amore, che per mezzo della dolcezza del cibo raggiunge le mie stesse viscere, il cuore dell’amore biblico.
Tutto ciò si dà per mezzo di una chiamata: “Vuoi venire alla festa?”
Ma la risposta che tutti si aspettano, il “sì” di chi non può non rispondere all’amore che con l’amore, non arriva… Vari affanni – materiali e relazionali – diventano una scusa, quel mezzo “no” politicamente corretto che mi tiene fuori dal regno.
Gesù non dispera, continua la ricerca in ogni dove affinché la sala del banchetto si riempia, affinché tutti possano gustare la dolcezza di ciò che ci ha preparato. Alla sua festa c’è ancora posto, aspetta solo un “sì”, quello di chi, anche se povero, anche se non ha occhi per contemplarlo, anche se non ha piedi per servirlo, ha ancora un cuore pronto a nutrirsi del sapore di Dio.
Oggi Gesù attende il mio “sì”.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come immagino il regno di Dio?
Cosa mi fa sentire vivere l’esperienza di Cristo attraverso il gusto?
Ho vissuto momenti della mia vita in cui Gesù mi ha invitato al suo banchetto? Come ho risposto?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
6
Novembre
2018
Vuoi venire alla mia festa?
commento di Lc 14,15-24, a cura di Giuseppe Amalfa SJ