Ti porto in me come il mare un tesoro affondato.
Vincenzo Cardarelli
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 25,14-30)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».
Mi lascio ispirare
Sono il servo pigro, la tua voce mi risveglia e la tua mano indica un punto preciso, indica me, il mio cuore.
Sotto la terra nera, Signore, tu scorgi lo scintillio caldo del talento che la mia paura sotterra. Non possiedo grandi ricchezze, ma quell’unico talento che brilla in fondo al mio cuore spaurito basta ad illuminare il mio desiderio, a insegnarmi l’arte paziente dell’attesa feconda, a portarmi a te.
La paura mi fa pigro, lento, mi allontana e mi isola, ma tu, che sai di avermi affidato un talento, dissotterri il mio cuore e spazzi via ogni timore, mi inviti all’azione. Insegni al mio cuore ad aprirsi con coraggio al rischio miracoloso dell’amore, a sognare in grande, ad investire la bellezza perché possa moltiplicarsi ed esser poi divisa tra tutti.
La premura costante del tuo amore mi ricorda ad ogni passo che sono tuo figlio, tuo erede. A me che ho, viene dato ancora, quindi sono ricco, ricco della tua grazia.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale talento ho sotterrato per paura?
Quando ho sentito di non avere la capacità o la forza di far fruttare i talenti affidatimi?
In che luogo della mia vita vorrei riscoprire il dono della grazia del Signore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
1
Settembre
2018
Osa investire sull’amore!
commento di Mt 25,14-30, a cura di Verena M.