Senti, ma che tipo di festa è? Non è che alle dieci state tutti a ballare i girotondi ed io sto buttato in un angolo… no. Ah no, se si balla non vengo. No, allora non vengo. Che dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto, così, vicino a una finestra, di profilo, in controluce. Voi mi fate “Michele vieni di là con noi, dai” ed io “andate, andate, vi raggiungo dopo”. Vengo, ci vediamo là. No, non mi va, non vengo.
Nanni Moretti, Ecce Bombo
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 22,1-14)
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
Mi lascio ispirare
L’accento oggi è su questo Re: il Regno dei cieli è simile al Re, non tanto alla festa.
Anzitutto il Re è desideroso di festeggiare; questo ci dice che il Regno dei cieli è l’invito a vivere la vita come una festa – che non significa vivere nella superficialità o nella banalità, ma vivere portando nel cuore la gioia delle feste, il sorriso vero che nasce dall’incontro con l’altro e il desiderio di danzare nella vita con leggerezza.
Poi il Re è desideroso di “invitare”: non ama la solitudine e nei suoi inviti non è selettivo, c’è posto proprio per tutti alla sua festa, nessuno deve sentirsi escluso. L’invito che propone è alla convivialità: condividere il pane, mangiare insieme. La tavola è un’immagine del mondo e il mio rapporto al cibo rivela il mio rapporto alla vita, agli altri, alle cose, a me stesso. L’invito è dunque a condividere la vita, il piacere, cioè ad entrare nella logica della festa: uscire dalla mia logica per entrare nella vera vita.
Gli invitati hanno troppe resistenze, sono troppo impegnati per avere il tempo di vivere, seguono una logica mercantile e contabile, estranea alla gratuità del dono. Spesso capita di diventare così: pronti a dare a Dio in cambio di qualcosa (preghiere in cambio di aiuto?), ma non a dare e ricevere gratuitamente amicizia.
L’uomo che non ha indossato l’abito nuziale non è peggiore degli altri, buoni e cattivi si confondono nella sala stracolma, ma lui non si confonde con gli altri: isolato, separato, solo, non può godere la festa perché non porta il suo contributo di bellezza. Forse quell’uomo non ha creduto al re: “non è possibile che un re inviti a palazzo straccioni e vagabondi”. Ha la mentalità di quelli che hanno rifiutato, è lì come se fosse altrove. Ecco il dramma dell’uomo che si è sbagliato su Dio, che non immagina un Regno fatto di festa, convivialità, godimento.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Con quale logica vivo la vita?
Quali resistenze e/o ambiguità sperimento?
Sono pronto a rispondere all’invito alla festa?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
23
Agosto
2018
Sei invitato alla mia festa!
commento di Mt 22,1-14, a cura di Claudio Rajola SJ