Voglio dirti che non ho paura, perché so che mi prenderai tra le tue braccia e mi cullerai come una bambina appena nata.
Alessandro D'Avenia
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 10,11-18)
In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
Mi lascio ispirare
Tutti noi apparteniamo allo stesso gregge: il gregge di quel pastore sorridente che ha tanta cura, attenzione e amore per ciascuna delle sue pecore. Gregge di un pastore che amorevolmente attende che ciascuna di esse arrivi tra le sue braccia al sicuro dal lupo in agguato. Un pastore, il Signore, che non stacca lo sguardo sorridente dall’orizzonte, dalle sue pecore in arrivo, per poterle accogliere con quella luce di papà negli occhi che con tenerezza veglia sulla vita dei figli. Non importa quale strada abbia percorso per arrivare tra le braccia del Signore. La vera preziosità sta nell’aver sentito la sua voce, averla ascoltata e, dunque, esserci messi in cammino verso le braccia sicure del Signore, recinto aperto per accoglierci e custodirci nella libertà e nell’amore. Siamo tutti avvolti dal calore di un pastore che è padre premuroso e ci ama senza paura di perdere la vita per noi, perché scegliere di dare la vita per noi è scegliere di darci alla vita, con amore e gioia. Mettiamoci dunque in moto verso le braccia aperte del Signore e accogliamo la vita che solo lui ha il potere di donarci con la mitezza e la fiducia di un agnellino per il suo buon pastore.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale strada vorresti percorrere nella mitezza e nella fiducia col Signore?
In quale occasione hai percepito l'abbraccio amorevole del Padre che ti attende?
Con che spirito cammini verso il Signore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
22
Aprile
2018
A braccia aperte
commento di Gv 10,11-18, a cura di Martina Pampagnin