Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
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Speriamo non se ne accorga..Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te?
Mi lascio ispirare
Dobbiamo imparare a considerare le persone meno alla luce di ciò che fanno o dimenticano di fare, e più alla luce di ciò che soffrono.
Dietrich Bonhoeffer
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».
Lc 16,1-8
L’amministratore è accusato di sperperare gli averi di un uomo ricco. E la sua reazione non fa altro che realizzare l’accusa: continua a sperperare per salvarsi la pelle. Quante volte anche noi ci comportiamo così, nel tentativo di salvare il salvabile. L’amministratore diventa compassionevole, ma per proprio interesse personale. Non è mosso dalla compassione per l’altro, ma dalla preoccupazione di sopravvivere.
Il nostro Dio non è l’uomo ricco della parabola che finisce con il legittimare una falsa compassione. Il nostro Dio è colui che quando ci chiama a rapporto, non lo fa per controllare la nostra buona o cattiva gestione. Quando chiama è perché ha già preparato il perdono. Il suo figlio ha già pagato per noi in abbondanza. Non c’è bisogno di preoccuparsi ulteriormente per la propria inadeguatezza o per la propria colpevolezza. Non c’è più bisogno di tramare per sopravvivere. Si può iniziare a vivere. E allora lo scontare il debito dell’altro diventa un modo per collaborare a pieno titolo con il padrone della vigna.
- In quali occasioni sperimento il senso di colpa?
- Dove sento che il Signore mi ha perdonato?
- Come cambia la mia relazione con l’altro nel momento in cui mi sento perdonato?
p. Flavio E. Bottaro SJ
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
10
Novembre
2017
10/11 – Speriamo non se ne accorga…
commento di , a cura di Rete Loyola (Bologna)