Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
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Chi nel cammino della vita ha acceso anche soltanto una fiaccola nell’ora buia di qualcuno non è vissuto invano. (Madre Teresa di Calcutta) In quel tempo, Il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo do …
Mi lascio ispirare
Chi nel cammino della vita ha acceso anche soltanto una fiaccola nell’ora buia di qualcuno non è vissuto invano.
(Madre Teresa di Calcutta)
In quel tempo, Il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”». (Lc 10,1-9)
Questa è la storia di una chiamata, la chiamata degli altri, quelli chiamati dopo perché i campi ormai traboccavano del grano già seminato da Gesù. Quelli chiamati a raccogliere grano che non avevano seminato. E in fondo, è la storia della nostra chiamata: siamo chiamati ad avere mani abbastanza forti e cuori abbastanza grandi da raccogliere e accogliere frutti che non sapevamo neanche di dover aspettare.
Ma anche in un compito tanto grande la nostra piccolezza è rispettata da questo lungimirante Signore della messe: siamo settantadue, mandati a due a due. Perché è nel contatto con l’altro che sboccia il rigoglio dell’accoglienza. E’ nel percorrere la strada con l’altro che le mani si rafforzano e i cuori si allargano. Nel monito continuo all’apertura all’altro il lavoro diventa servizio. E come in ogni viaggio, si comincia a camminare ben prima della partenza, perché preparare i bagagli è già la prima scelta, è fare un’accorta cernita, conoscere il valore esatto di ciò che scegliamo di portarci dietro: non la borsa – non è ciò che abbiamo che ci permetterà di andare; non la sacca – nulla dovrà essere trattenuto; non i sandali – il servizio è nel contatto pieno con la strada che si percorre, nell’adesione totale.
La missione è portare pace nelle case e nei cuori, senza chiedersi se davanti si ha un figlio della pace oppure no. Nulla andrà sprecato, l’amore donato torna. Passare da una casa all’altra creerebbe il rischio di porre al centro non l’amore per chi si davanti, ma il valore eroico e autocentrato di un servizio che si pone come sterile e fine di se stesso. Nello stare c’è dunque il segreto del lavoro che si fa servizio d’amore.
- Per quale missione sono venuto al mondo?
- Con quali persone con cui sono chiamato a camminare?
- Di cosa posso liberarmi per camminare più spedito?
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
18
Ottobre
2017
18/10 – Portare la pace
commento di , a cura di Verena M.