
Foto di Anastasia Vityukova su Unsplash -
Ti prego di essere paziente verso tutto ciò che è irrisolto nel tuo cuore e di cercare di amare le domande stesse, come stanze chiuse a chiave e come libri scritti in una lingua straniera. Non cercare ora le risposte che non possono esserti date, perché non saresti capace di viverle. E il punto è vivere ogni cosa. Vivi ora le domande. Forse un giorno, senza neppure accorgertene, vivrai la tua strada dentro la risposta.
Rainer Maria Rilke
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 1,5-25)
Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccarìa, della classe di Abìa, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Avvenne che, mentre Zaccarìa svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccarìa si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccarìa, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elìa, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto». Zaccarìa disse all’angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni». L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo». Intanto il popolo stava in attesa di Zaccarìa, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini»
Mi lascio ispirare
Non solo nelle curate liturgie e nelle prassi consolidate
da secoli di limature e di rispettate attese
ma nelle forme rischiose dell’abbraccio
e dell’amore
dove istituzione e tradizione
maldestramente accennano
e si scoprono
umili e mute
c’è da concepire in una lingua nuova
una buona notizia.
Un Dio coraggioso che visita
oltre il velo del tempio
nell’invito
a non temere l’incontro fecondo
dell’intimità più vera
nella casa, lì dove,
lasciati paramenti e rituali sicuri,
siamo senz’altro più nudi.
Forse più semplici
più liberi
torniamo a provare
a giocarci.
Un Dio che accompagna
nella pazienza dei giorni
il sogno di accogliere e servire la vita
dissipando quella nuvola nera
che non è mai stata
la tua verità.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
A quali incontri e sorprese mi preparano le abitudini personali e le fedeltà che condivido con altri?
In quali ambiti stento a credere che il Signore abbia qualcosa da dirmi? In quali relazioni o situazioni sento l’invito a giocarmi in un modo nuovo, più nudo e più vero?
Qual è il sogno per me e attraverso di me che Dio sta accompagnando anche oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
19
Dicembre
2025
Tornare a giocarci
commento di Lc 1,5-25, a cura di Matteo Suffritti SJ