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Se talvolta inclinassi la bilancia della giustizia, fa’ che ciò avvenga non sotto il peso dei doni, ma per un impulso di misericordia.
Miguel de Cervantes, Don Chisciotte
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 18,1-8)
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Mi lascio ispirare
Una parabola sulla preghiera come necessità. Ma quanta differenza c’è tra bisogno e desiderio? Se ho bisogno di qualcuno non gli sto davanti da persona libera. Se invece entro in questo spazio della preghiera dalla porta del desiderio allora le cose iniziano a cambiare davvero, è uno sbilanciarsi. E il quotidiano diventa preghiera, un dialogo continuo con il Padre. Ma perché capita di stancarsi, di scoraggiarsi?
La figura del giudice senza pietà ci rimanda a un mondo interiore di regole, di leggi da rispettare, e di doveri. Forse anche per me Dio ora è fatto così. E a un Dio così è difficile chiedere, perché ci si sente sempre non abbastanza. Ci si chiede continuamente se il nostro sia un desiderio valido. E poi c’è la vedova, questa donna che rende visibile una mancanza. Il suo sposo non c’è più, ha perso l’amore. Proviamo a entrare in preghiera partendo proprio da questa consapevolezza: siamo mancanti di qualcosa o di qualcuno. Anche la parola desiderio indica una mancanza, uno squilibrio. Sembra che il Dio-giudice non ascolti la nostra preghiera. Chiediamo male o non sappiamo cosa chiediamo, per questo il Dio-giudice non interviene? È infastidito dalla vedova. Non sappiamo neanche cosa di preciso sia successo tra lei e il suo avversario. Ma nonostante questo, alla fine lui le rende giustizia. È in atto una conversione dell’immagine che abbiamo di questo Dio-giudice. Le rende giustizia, cioè le dà se stesso, perché paradossalmente lui rappresenta la giustizia.
Nella preghiera allora smettiamo di chiedere cose e impariamo a cercare Lui. È Cristo il Giusto, il modo in cui Dio ci fa giustizia, il modo in cui il Padre ci restituisce l’amore perduto. E avere fede è avere il coraggio di chiedere questo amore, di stare in questo desiderio che ci fa uscire e allo stesso tempo rientrare in modo nuovo in noi stessi. Nella preghiera accogliamo il nostro essere “mancanti”, scopriamo che siamo fatti per qualcuno. E che allo stesso tempo siamo liberi. Ringrazio per questo spazio vuoto e pieno di attesa, di debolezza e forza, che è per me, per i miei fratelli, per le mie sorelle, per Dio.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Che fine hanno fatto i tuoi desideri?
In quali occasioni ti capita di scoraggiarti più facilmente?
Dove vorresti che sia fatta giustizia nella tua vita?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
15
Novembre
2025
Chiedere il Giusto
commento di Lc 18,1-8, a cura di Caterina Bruno