
Foto di Ilaria Zipponi -
Non sono più riuscita a fare quello che ti ho detto
A ricordare il male che ho provato
La rappresentante di lista, Resistere
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 17, 1-6)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi! Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai». Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».
Mi lascio ispirare
«È inevitabile che vengano scandali»: è inevitabile che qualcosa vada storto, è inevitabile sbagliare, fallire, ferire. Gesù lo sa, probabilmente lo ha vissuto sulla propria pelle, e per questo normalizza queste situazioni. Non le giustifica, ma le colloca dentro la nostra realtà umana, come parte del nostro cammino.
Mette però in guardia con forza: guai a chi scandalizza i piccoli. Su questo Gesù è fermo e intransigente, quasi severo, come parlasse di qualcosa che per lui non ammette compromessi
Eppure, subito dopo aver parlato di qualcosa su cui non transige, Gesù parla del perdono. Non di un perdono astratto, ma di un perdono molto concreto: quello verso chi ci ha ferito personalmente. Non si tratta di perdonare chi ha fatto del male “in generale”, ma chi ha fatto del male a noi. E Gesù invita a perdonare anche chi sbaglia più volte, chi ricade, chi non riesce a cambiare subito. Dice che, se questa persona si pente, noi siamo chiamati a perdonarla – anche se ci ferisce sette volte al giorno, anche se continua a sbagliare. Il perdono di cui parla forse non è il nostro, non nasce dalle nostre forze: è il suo modo di amare e di perdonare che passa attraverso di noi. Gesù ci invita a lasciar fluire il suo perdono attraverso di noi, ci invita ad andare oltre la nostra rabbia ed il nostro dolore, ci invita a non guardare l’altro con i nostri occhi – ma con i suoi. A non vedere solo il male che ci ha fatto, ma scorgere il bene che potrebbe fare se le sue ferite fossero guarite. In situazioni come queste, perdonando, possiamo diventare strumenti di guarigione delle ferite degli altri.
Quando gli apostoli ascoltano queste parole, si rendono conto della loro difficoltà e dicono: «Accresci in noi la fede!». È come se riconoscessero che, da soli, non ce la fanno. E Gesù risponde in un modo che suona un po’ brusco, quasi a voler dire che i discepoli non hanno ancora una vera fede. E sembra voler dire che non serve una fede enorme, straordinaria, ma una fede viva, autentica. Anche con una fede piccola come un granello di senape si possono fare grandi cose (come far sradicare un gelso e farlo piantare nel mare). Possiamo solo immaginare, allora, cosa si potrebbe fare con una fede “grande”. Forse questa è proprio l’intenzione di Gesù: invitarci ad averne sempre di più, a non smettere mai di coltivarla. Non sappiamo dove potremmo arrivare – con il perdono, con l’amore – se la nostra fede raggiungesse il massimo della sua estensione. Forse perché, semplicemente, un massimo non c’è.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale occasione sono riuscita/o a perdonare qualcuno? In che rapporti sono adesso con lei/lui?
Cosa mi aiuta a vedere il potenziale di una persona che continua a sbagliare, che sembra irrecuperabile?
Come coltivo la mia fede perché si accresca sempre di più?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
10
Novembre
2025
È inevitabile sbagliare
commento di Lc 17, 1-6, a cura di Ilaria Zipponi