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In questa vita imperfetta abbiamo bisogno anche di una certa quantità di cose inutili. Se tutte le cose inutili sparissero, sarebbe la fine anche di questa nostra imperfetta esistenza.
Haruki Murakami
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 17,5-10)
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Mi lascio ispirare
Quante volte ci siamo sentiti dire “hai fatto solo il tuo dovere”, o, più banalmente, “questa cosa che hai fatto è inutile”… Perlomeno la mia generazione se lo è sentito dire tante volte, da adulti che così non aiutavano davvero i loro figli a crescere. E, in fondo, motivo di queste o simili espressioni è stata proprio la frase di Gesù: «quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato dite: siamo servi inutili». Quanta falsa umiltà è stata indotta e inculcata da una lettura sfalsata di queste parole. In realtà, l’aggettivo “inutile” qui traduce una parola greca che non significa inutile nel senso che intediamo noi, cioè una persona inutile, un lavoro inutile, ma ha un senso più profondo: “inutile” è qui un lavoro dal quale non hai tratto un’utilità tua propria.
I servi del Signore, coloro che annunciano il Vangelo, non annunciano infatti se stessi; non traggono dal Vangelo che proclamano un’utilità o tornaconto proprio, men che meno nel senso economico del termine. Noi facciamo tutto quello che il Signore ci ha ordinato perché lì è la vera vita, la vera gioia, il senso autentico dell’esistenza, ma non ne traiamo utilità alcuna nel senso mondano del termine. E chi la traesse, chi ci marciasse sopra, come suol dirsi, avrebbe già avuto la propria ricompensa. Del resto, la gratuità, cioè il non guadagnarci, è segno sicuro della presenza dello Spirito di Gesù ed è solo la fede che giustifica e rende del resto possibile una vita donata a Cristo Signore e al prossimo per amor suo.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando mi sono sentito inutile nel senso attuale della parola e ho poi scoperto di non esserlo?
In quale luogo della mia vita sono o voglio essere “servo inutile”?
Da cosa non mi interessa trarre profitto?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
5
Ottobre
2025
Senza utilità propria
commento di Lc 17,5-10, a cura di Ottavio De Bertolis SJ