Foto di Dorsaf sayeh su Unsplash -
Soltanto i cadaveri possono risuscitare. Per i vivi è più difficile.
Stanisław Jerzy Lec
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 7,11-17)
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.
Mi lascio ispirare
«Morto».
«Figlio unico di madre vedova».
Siamo qui di fronte alla totale negazione della possibilità di vita, di un futuro, di una speranza. Tocchiamo con mano il dramma di esistenze ormai solo votate alla morte, di persone che possono solo piangere, che si possono solo compiangere.
E Dio dov’è, in tutto questo dolore? Se c’è, può qualcosa? Quello che l’evangelista ci racconta è un Gesù che si avvicina, il suo sguardo che si posa su quella povera vedova, un Gesù il cui cuore viene preso da grande compassione, proprio di una volontà di consolare come è umanamente possibile. Ma poi Gesù va oltre e compie un gesto inatteso: tocca la bara e fa risorgere (sì, proprio il verbo della risurrezione!) Il giovane e lo restituisce alla madre.
Il Signore riapre una vita che sembrava definitivamente spenta, ridona un figlio alla madre, rimette in vita la relazione più fondamentale, fa aprire gli occhi e la bocca alla lode verso un Dio che ancora viene a visitare il suo popolo.
E come lo ha fatto con la vedova di Nain, il Signore vuole avvicinarsi anche oggi a qualunque nostro dolore, a qualunque nostra presunta impossibilità di vita per donare nuova speranza, per dire anche oggi a ogni dolore “coraggio, sono qui con te”.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale parte di te che pare irrecuperabilmente morta vuoi affidare oggi al Signore?
In quale luogo della tua vita hai bisogno di un soffio di vita nuova?
Come ti prendi cura delle tue speranze?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
16
Settembre
2025
Una vita nuova è possibile!
commento di Lc 7,11-17, a cura di Lino Dan SJ