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Quando la matita scrive, non dite che a scrivere è la matita o le dita, ma dite: «Io scrivo». Con queste parole, attribuite l’azione della matita alla vostra persona. Così, se Dio unisce in se stesso l’uomo, l’uomo è in grado di fare ciò che da solo non potrebbe.
Fulton J. Sheen
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 10,1-7)
In quel tempo, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì. Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino».
Mi lascio ispirare
La missione affidata ai Dodici è piuttosto specifica: sono mandati «alle pecore perdute della casa di Israele» con il compito di annunciare che il Regno dei cieli è vicino. Questa missione, inoltre, ha due elementi costitutivi: la chiamata «a sé» da parte di Gesù con la relativa consegna del potere di scacciare gli spiriti impuri e guarire le infermità, e l’essere interpellati ciascuno per nome, a due a due. Si tratta di tre passaggi consequenziali significativi.
Anzitutto, ogni cristiano non dovrebbe mai dimenticare che non c’è alcun potere, e, quindi, alcuna missione e alcun servizio, che possano prescindere dalla relazione personale con Gesù. A volte, invece, siamo molto presi da un certo attivismo, sia nelle nostre comunità che nella vita personale di ogni giorno: rotoliamo senza sosta alla ricerca di qualcosa che non sappiamo o non ricordiamo più cosa sia.
Il Signore, allora, chiama oggi ciascuno di noi per nome e ci ricorda che per il Battesimo ci ha resi suoi figli amati. Ci ha inseriti in una storia e in essa ci ha dato dei fratelli e delle sorelle con cui vivere la fraternità e camminare insieme e per mezzo dei quali sentire il suo amore e la sua cura, orientati verso il Regno di Dio.
Frequentemente, però, non ci sentiamo degni d’amore e, neanche, a nostra volta capaci di amare sul serio. La vita sulla Terra è, infatti, segnata dalla ferita del peccato e, sebbene siamo suo popolo eletto, facciamo spesso fatica a sentirci amati da Dio e diventiamo «pecore perdute». Qui si inserisce la primaria missione dei discepoli, i quali solo dopo la morte e risurrezione di Cristo e la sua definitiva vittoria sul male e sul peccato verranno inviati a tutti i popoli.
Chiediamo al Signore di convertire il nostro cuore, la nostra anima e la nostra mente per avere nello Spirito la forza di affrontare le fatiche quotidiane senza che queste siano un impedimento per una relazione autentica e significativa con lui, da cui far scaturire l’impegno per un servizio sincero e generoso.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando sono stato una «pecora perduta» e cosa mi impediva di sentirmi degno d’essere amato da Dio?
Quali sono i fratelli e le sorelle con cui sono chiamato oggi per nome dal Signore?
Quale missione mi affida oggi il Signore che deriva dalla relazione personale con lui?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
9
Luglio
2025
Chiamati a sé
commento di Mt 10,1-7, a cura di Marco Ruggiero