Foto di fili pinso su Pixabay -
Ogni frutto
stringe il seme come giurando.
Cadendo giura e in forma di radice risponde
alla terra che chiama. Alla terra che canta
la promessa infinita. C’è solo vita
niente altro. Solo vita.
Mariangela Gualtieri, Bestia di gioia
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 15,1-8)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Mi lascio ispirare
Fare esperienza della resurrezione occasionalmente non basta a vivere da risorti. Appartenere a Cristo Risorto è una scelta che chiede di situarsi in modo nuovo, di abbracciare un modello di relazionalità che chiede tutto il nostro coinvolgimento: serve scegliere di farsi discenti docili del Maestro. Serve imparare a rimanere.
Solo rimanendo in Gesù possiamo portare frutto, che è il dono di grazia per chi si fida di spendere la vita restando aggrappato al Figlio. È la scoperta di essere chiamati ad amare come Gesù, se si accetta con disponibilità l’avventura di farsi tralcio.
E, farsi tralcio non significa solo vivere la dimensione filiale nei termini nei quali, a volte, un po’ per comodità un po’ per paura del rischio di essere liberi, siamo abituati a intenderla: non iperprotettività dal cambiamento, comfort zone nella quale rifugiarsi e conservarsi, ma luogo di crescita e scoperta, di messa in discussione di sé, di potature necessarie affinché diventiamo grembo di relazioni vitali, di esperienze prolifiche.
Il rimanere nella vite ascoltando con l’umiltà e la fiducia dei tralci, poi, dona di entrare in dialogo profondo col Padre: chiedere nel nome del Figlio, sempre chiedere, senza temere. E, proprio in questo dialogo d’Amore del quale siamo partecipi, consiste tutta la gloria dell’agricoltore, e tutta la vita del frutto.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quanta fatica mi costa rimanere dentro le mie relazioni, abitarle con continuità?
Come vivo la dimensione filiale nella mia vita? Da quali comfort zone so di aver bisogno di venir fuori?
Qual è la potatura necessaria verso la quale vorrei imparare a rendermi disponibile, un passo per volta?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
21
Maggio
2025
Farsi tralcio per farsi vita
commento di Gv 15,1-8, a cura di Melania Condò