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La compassione era la massima e forse unica legge di vita per l’intera umanità.
Fëdor Dostoevskij, L’idiota
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 1,40-45)
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
Mi lascio ispirare
«Ne ebbe compassione». Un’altra variante testuale dice “si arrabbiò”. Gesù non può rimanere indifferente di fronte al male, alla sofferenza, alle situazioni in cui l’uomo non è veramente tale. Sia la compassione che la rabbia per il male nascono come sentimenti legati all’amore profondo per questa umanità ferita da parte di Gesù. Ed allora ecco il suo «lo voglio!». Il desiderio profondo di Dio fattosi uomo in Gesù è che l’umanità ferita torni ad essere purificata, sanata ai suoi occhi, perché si possa ancor più profondamente comprendere quale è la volontà di Dio, quale è il suo progetto: umanità restaurata, umanità riconciliata, vita completa.
Gli inizi del Vangelo di Marco sono caratterizzati proprio da questa attività di liberazione, di risanamento da parte di Gesù: non è un caso. Il messaggio chiaro è che lui è presente per restituire a chi ne ha bisogno la completezza di una dignità e di una esistenza rinnovate. Ma anche qui, l’ordine del restare in silenzio (spesso non eseguito) per non dare a questi suoi gesti il senso di uno spettacolo: vivi, accogli e comprendi che questo Dio di Gesù ti rinnova veramente, ma non ti vuole suo schiavo, non ti vuole legare a sé in maniera dipendente. Piuttosto ti vuole libero, riconoscente, testimone delle opere che Dio ha compiuto in te e che può ancora compiere nella vita di ogni uomo che gli si avvicina.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando non sei riuscito a restare in silenzio dopo un incontro col Signore?
Da cosa hai bisogno di essere purificato oggi?
Quando hai avvertito la compassione di Dio?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
16
Gennaio
2025
Umanità riconciliata
commento di Mc 1,40-45, a cura di Lino Dan SJ