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C’era, un po’ in ombra, il focolaio; aveva
arnesi, intorno, di rame. Su quello
si chinava la madre col soffietto,
e uscivano faville.
[…]
C’era, mal visto nel luogo, un fanciullo.
Le sue speranze assieme alle faville
del focolaio si alzavano. Alcuna
guarda! è rimasta.
Umberto Saba, C’era
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 1,29-39)
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui, si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
Mi lascio ispirare
Gesù con i suoi esce dalla sinagoga per entrare in questa casa. Una casa che sarà poi chiesa per i primi cristiani. Ma le nostre case talvolta sono un luogo in cui ci si ammala, in cui rischiamo di vivere relazioni che ci impediscono di scoprire le nostre potenzialità, che ci bloccano, ci imprigionano in ruoli che non abbiamo scelto.
Non ha un nome, la suocera di Simone. Immagino la preoccupazione di questa donna per sua figlia, sposa di un uomo che ha scelto di andarsene in giro con un tipo strano, tra i tanti maestri dell’epoca. Immagino la rabbia che non si concede di esprimere – forse la sua febbre è solo la manifestazione visibile di questo disagio. Di tanta energia trattenuta e non usata. Penso alle parole “focolaio” e “focolare”. Da una parte un fuoco che consuma e contagia e separa, e dall’altra l’intimità del centro di una casa, che raccoglie, illumina e riscalda. Per la suocera di Simone questa febbre è una distanza. Ed è proprio questa distanza, della sua diffidenza, del rifiuto di mettersi in gioco in prima persona, che Gesù colma, prendendola per mano.
La vedo ora alzarsi per alimentare il fuoco e servire. Posso vedere il giaciglio del suo cuore, e poi tutta la casa, aprirsi al servizio e all’accoglienza. Anche le nostre case, con la presenza di Gesù, possono diventare luoghi di guarigione per tutti. C’è però anche il rischio di disperdersi in una casa senza confini, di venire risucchiati dalla pressione esterna. Per questo Gesù si ferma, Lui sa quando fermarsi. Solo il deserto della preghiera ci insegna la cura che non possiede, che non rende dipendenti dalla nostra presenza. L’ascolto. Così le mura della nostra casa prendono finestre e porte, che non trattengono le scintille né impediscono di andare altrove, di fare quello per cui siamo chiamati.
Tu sei il Tempio e il focolare, Signore, mettici insieme come casa in cui è bello abitare, chiesa di viventi, in cammino.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come descriveresti le mura della tua casa?
E il fuoco che ti porti dentro, di cosa ha bisogno per essere alimentato, dove risplendi?
Cosa ti aiuta a riconoscere quando sarebbe opportuno fermarti?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
15
Gennaio
2025
Focolari
commento di Mc 1,29-39, a cura di Caterina Bruno