Lot’s wife, Hamo Thornycroft, 1877-78, foto di Donald Macauley - Carshalton, Surrey, UK -
Per la disobbedienza degli umili.
Per tendere l’orecchio agli inseguitori.
Colpita dal silenzio, sperando che Dio ci avesse ripensato.
Wislawa Szymborska – La moglie di Lot (1976)
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 17,26-37)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva. Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata». Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi».
Mi lascio ispirare
Possiamo immaginare questa notte apocalittica come una notte di superpoteri ed effetti speciali. Possiamo immaginarla con i nostri criteri umani: vederci portati via i nostri cari, il vuoto, la mancanza di senso. Una fine che è limite umano, e che ci fa guardare al presente con paura. Nel timore di essere colti impreparati chiediamo con insistenza, come i discepoli: quando e come, dove sarà? Come si muore? Oppure possiamo pensare che anche alla fine il criterio del giudizio sia la vita e non la morte.
Sopravviverà quello che è stato donato, ogni barlume d’amore gratuito, ogni cosa che sa di vita. Come ai tempi di Noè e di Lot, una manciata di uomini da cui ripartire dopo le grandi acque e il fuoco… e se invece la fine del mondo fosse già avvenuta? Che valore daremmo al tempo che abbiamo qui ed ora? Gesù sulla croce è il giudizio finale di quella notte che è dentro di noi.
Dentro di noi siamo chiamati a distinguere sempre tra ciò che continua a voltarsi indietro, e che ci immobilizza, ci trasforma in statue di sale, come la moglie di Lot, che pietrifica il nostro cuore, e quello che in noi vuole andare avanti con fiducia, anche rinunciando a tutto. Tutto quello che in noi vuole essere dono radicale. Nella nostra vita quotidiana, non altrove. Proprio nel come mangiamo, beviamo, stiamo insieme, compriamo, vendiamo, piantiamo e costruiamo… ci sono avvoltoi che non aspettano altro che tutto dentro di noi marcisca, chi sta traendo vantaggio dalle nostre morti?
E invece per chi e in chi siamo vivi? Nell’Eucarestia ci offri un pane vivo, Signore, sta a noi scegliere cosa mangiare, e cosa di noi lasciar mangiare, si finirà come si vive.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Immagina che il mondo finisca oggi, cosa o chi porteresti con te?
Cosa invece ti trattiene dall’andare incontro a questo nuovo inizio?
Quali paure fanno marcire i doni che hai/sei?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
15
Novembre
2024
Non voltarti
commento di Lc 17,26-37, a cura di Caterina Bruno