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Solo donando parte di se stessi agli altri, senza pretendere nulla in cambio, si può definire una vita degna di questo nome.
Daniela Volontè, Insegnami a vivere
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 6,51-58)
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Mi lascio ispirare
Caro vangelo, quanto sei scomodo!
Mi piacerebbe che Gesù parlasse e discutesse di ciò che ha appreso, ascoltando la gente o studiando. Mi metterei a discutere anch’io e ci passerei tutta la vita.
E invece no. Trovo un Gesù che offre se stesso come cibo. Mette davanti ai suoi interlocutori tutto il suo passato, l’affetto dato e ricevuto, le emozioni provate, il suo duro lavoro, il suo patire che sono impressi nel suo corpo, nella sua carne. Noto come Gesù parli anche del suo presente e lo trasmetta: la sua ragione di vita, ciò che lo appassiona, la sua sete di verità e la sua fame di giustizia. Il suo sangue.
E questo è duro, perché rimanda all’essenziale: ricevere e trasmettere vita.
Cerco allora delle persone che mi aiutino a stare all’essenziale, persone la cui esistenza sia divenuta cibo. Mi vengono in mente quanti hanno dovuto lottare con una dipendenza. Una buona parte degli educatori delle comunità di recupero sono giovani usciti dal tunnel della dipendenza… Essi sono testimoni di un percorso possibile, di una riuscita. Nutrono la speranza di quanti entrano in comunità. Penso anche agli psicologi, che nutrono con il loro ascolto sapiente quanti vogliono conoscere meglio se stessi. Ricordo pure degli amici, che mi fanno il dono della loro esperienza, insegnandomi a immergermi nell’acqua o a camminare in montagna, a trattare con le persone difficili o a trarre profitto dagli errori.
Mi accorgo allora che il vangelo è sì duro, ma anche bello, perché riporta sulla strada, la strada di chi trasmette l’essenziale, il sentiero di chi offre la sua carne e dona il suo sangue.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quali occasioni comunichi qualcosa di te stesso?
In che modo ti fai cibo per altri?
Che cosa, invece, ti distrae?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
18
Agosto
2024
Ricevere e trasmettere vita
commento di Gv 6,51-58, a cura di Stefano Corticelli SJ