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Nell’obiettività della vita deve entrare la capacità di sognare. E un giovane che non è capace di sognare è recintato in sé stesso, è chiuso in sé stesso. Tutti sognano cose che non accadranno mai… Ma sognale, desiderale, cerca orizzonti, apriti, apriti a cose grandi.
Papa Francesco
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 19,27-29)
In quel tempo, Pietro disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».
Mi lascio ispirare
È esperienza comune provare paura all’idea di dover lasciare affetti e legami per accogliere la chiamata, da parte del Signore, a cambiare qualcosa di importante nella nostra vita: «che cosa, dunque, ne avremo?», ci chiediamo. Normalmente la difficoltà del giudizio dipende dal fatto che facciamo i conti con un futuro e con molte variabili che non conosciamo.
Probabilmente, davanti alla Parola di oggi, la paura in noi aumenta. Pietro si pone questa domanda dopo aver già trascorso del tempo con il maestro e già da tempo ha lasciato tutto. Forse anche lui non vede i frutti di quella decisione? Ha accolto con fiducia una chiamata (non ha certo deciso per sua iniziativa) ma ora sperimenta la fatica del quotidiano o semplicemente constata la distanza tra l’ideale e il reale.
Anche noi, con Pietro, capiamo a volte che le nostre aspettative sono disattese e chiediamo cosa ne avremo in cambio per aver investito così tanto nella sua parola. Gesù non giudica le nostre domande comprensibili, ma ci aiuta ad allargare l’orizzonte, mostrandoci come nella fatica del presente e nell’incertezza del futuro ci sia tanto di buono, molto di più di quanto riusciamo ad immaginare e a vedere: c’è un “di più di tempo” che va fino all’eternità, un “di più di spazio” che si estende a quello del Regno, un “di più di relazioni” che si allarga grazie alla “comunione” con persone impensate, un “di più di cose” che nasce dalla condivisione.
Donaci, Signore, di scorgere il di più, il magis che ci offri.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale situazione ho sperimentato la paura dell’incertezza e dell’ignoto?
A chi mi sono rivolta/o per superare questa paura e attraverso quale percorso l’ho messa a fuoco?
Quando ho potuto sperimentare il magis che ci offre il Signore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
11
Luglio
2024
Il magis nascosto nel Regno
commento di Mt 19,27-29, a cura di Lorena Armiento s.a.