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Nei momenti di pericolo, non esiste peccato più grave dell’inerzia.
Dan Brown
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 8,23-27)
In quel tempo, salito Gesù sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva. Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia. Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?».
Mi lascio ispirare
I discepoli seguono Gesù sulla barca. Anche se è con loro, hanno paura e sono spaventati dal mare in tempesta. Aver fede non significa non avere paura. Non significa che scompaiono le difficolta e che la vita ti sorriderà sempre. Non è questa la promessa che Gesù ci fa nel vangelo. Ci sono situazioni in cui sembra che Dio scompaia e si disinteressi del nostro destino. Ci sentiamo abbandonati e costretti a cavarcela da soli nella situazione di pericolo.
In questa situazione, i discepoli vanno da Gesù e lo svegliano. Lo svegliarsi di Gesù coincide con il risveglio della nostra coscienza. Le situazioni che avvertiamo come pericolose hanno il potere di farci prendere contatto con la realtà e ci invitano a prendere in mano la situazione e a diventare signori della nostra vita… come fa Gesù sulla barca.
Quando questo succede, la realtà comincia a obbedire a una nuova logica: da pericolo diventa opportunità… Quello che accade diventa occasione per fare un passo avanti verso una nuova forma di compimento della nostra vita. Certamente non è un passaggio scontato. Non è immediato, chiede tempo.
I discepoli si interrogano, hanno bisogno di contemplare il mistero che li sta interrogando, per poterlo abitare fino in fondo. Lo stesso accade per noi. Quando usciamo dalla situazione di pericolo, possiamo rileggere quanto è successo e vedere come ci siamo stati dentro. È così che cresciamo e cominciamo a gustare la vita.
Questo è il movimento della fede. Non è un semplice affidamento a una forza esterna, nella speranza che la situazione venga risolta indipendentemente da noi. È piuttosto l’appropriarsi del potere che originariamente ci appartiene di imprimere alla realtà un senso che restituisce compimento.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale situazione hai avvertito come pericolosa e hai sentito di essere abbandonato/a?
Come la situazione ha risvegliato il tuo contatto con la realtà? Quali resistenze si sono attivate?
In che modo quella situazione ti ha fatto crescere?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
2
Luglio
2024
Un mare di possibilità
commento di Mt 8,23-27, a cura di Flavio Emanuele Bottaro SJ