Foto di Ilaria Zipponi -
La tenebra non può scacciare la tenebra: solo la luce può farlo. L’odio non può scacciare l’odio: solo l’amore può farlo.
Martin Luther King
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 3,16-21)
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
Mi lascio ispirare
Abbiamo amato più le tenebre. Come uomini, abbiamo preferito le tenebre alla luce: abbiamo compiuto opere malvagie. Ognuno di noi, se si guarda dentro con attenzione, può riconoscere qualche “opera malvagia”: le volte in cui ci siamo fatti guidare, nelle nostre scelte e nelle nostre azioni, dalla voce dell’invidia, da quella della pigrizia o da quella dell’egoismo. Da una delle tante voci del nemico.
Ma le nostre opere malvagie, quello che di male abbiamo fatto a noi stessi o agli altri, non hanno l’ultima parola su di noi. Questo perché, ci dice Gesù con questa parabola, Dio ci ha amato tanto da mandare suo figlio, il suo figlio unigenito, per salvarci – e non per condannarci per quello che di male abbiamo fatto.
Dio ci permette e ci insegna a non identificarci con le nostre opere malvagie, a riconoscere il male commesso e a sentire che noi non siamo il male che facciamo. Solo da qui, infatti, possiamo ripartire. Solo da qui possiamo ambire alla salvezza. E lo strumento che Dio ci dona, l’unica cosa che ci chiede, è di credere in lui, di avere fede.
Allora saremo salvi, saremo nella luce, nonostante le nostre tenebre.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In che modo riconosco il male che ho commesso?
Come sento che la fede può salvarmi dalle mie tenebre?
Quando agisco nella luce come mi sento?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
10
Aprile
2024
Tra luce e ombra
commento di Gv 3,16-21, a cura di Ilaria Zipponi