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La libertà nella sua più alta espressione consiste nel dare tutto e nel servire gli altri.
Fëdor Dostoevskij
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 13,1-15)
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».
Mi lascio ispirare
Nel vangelo di Giovanni, come negli altri tre, si racconta del momento dell’ultima cena. La cosa particolare del vangelo di Giovanni è che non viene raccontata la benedizione del pane e del vino come siamo abituati a sentire durante la messa: tutto gira intorno alla lavanda dei piedi. Quello di Giovanni è lʼultimo vangelo a essere stato scritto, quindi non cʼera bisogno di raccontare lo stesso episodio per la quarta volta. Quello di cui cʼera bisogno era spiegarne il senso attraverso il racconto.
Quello della lavanda dei piedi era un gesto tradizionale con cui si accoglieva un ospite di riguardo quando arrivava a casa propria. Si camminava in sandali lungo strade polverose, era normale avere i piedi sporchi quando si arrivava a casa di qualcuno. Lavare i piedi quindi era un gesto che indicava accoglienza, ma non era il capofamiglia a farlo: erano i servi, gli schiavi.
Si capisce quindi perché Pietro sia stupito e anche perché Gesù parli di servizio. Capiamo quindi che lo spezzare il pane che raccontano gli altri tre Vangeli non è un richiamo alla sofferenza che Gesù vivrà sulla croce come fine a se stesso. Non siamo salvati dalla sofferenza di Gesù. Lʼoffrire il pane e il vino come simbolo della vita di Gesù sono il desiderio di mettersi al servizio dellʼuomo.
È lʼamore che salva lʼuomo e Gesù lo manifesta attraverso il mettersi al servizio, nellʼinchinarsi davanti a lui quando sarebbe lʼuomo a doversi inchinare di fronte a Dio!
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando ti è capitato di lavare i piedi a qualcuno?
Quale gesto dʼamore ti ha salvato?
In quale luogo della tua vita ti senti chiamato al servizio?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
28
Marzo
2024
A servizio della salvezza
commento di Gv 13,1-15, a cura di Leonardo Vezzani SJ