il rischio del limite, pensiero, insieme, lucidità, pienezza -
La vita non è un problema da risolvere, ma un mistero da vivere
Attribuita a Søren Kierkegaard
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 5,1-16)
Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando lʼacqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quellʼuomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina?”». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quellʼuomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.
Mi lascio ispirare
Siamo qui, presso questa piscina, nella nostra bolla, tra gli altri malati. Ci perdiamo nei nostri pensieri e non vediamo niente se non ciò su cui siamo focalizzati. Per questo motivo, guardando i nostri problemi, continuiamo a non vedere soluzioni. Non ci resta che affidarci a qualcun altro o a qualcos’altro, nella speranza che ci tiri fuori da questa situazione.
Ma qualcosa accade. Alzati e cammina! Una frase di una banalità immane, che pure tuttavia ci mostra che la soluzione ai nostri problemi è proprio lì davanti, semplice. Alzati e cammina.
È facile perdere di vista ciò che ci circonda, focalizzati sulle stesse cose ogni giorno. Il quotidiano ci espone a stimoli che spesso ci fanno perdere campo visivo. Davanti ai problemi e ai vicoli ciechi in cui ci troviamo, è umano scoraggiarsi.
In momenti come questo, davvero può giungere a noi una voce: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». Camminare, mettersi in moto, letteralmente o in senso lato, anche quando non si sa dove si sta andando, può essere la chiave di volta.
Certo, troveremo facilmente chi obietterà che non sappiamo dove andiamo, che dovremmo saperlo, che è una follia incamminarsi senza aver fatto previsioni.
Ma la vita va vissuta, non va prevista. Vivere non è problema di ottimizzazione, ha a che fare con l’essere totalmente presenti, col vivere tanto intensamente da perdere la cognizione del tempo, col sentire la connessione che c’è tra noi e gli altri, tra noi e Dio. E stare in queste dinamiche da attori protagonisti,non da spettatori esterni – scegliendo anche senza saper prevedere tutti gli esiti.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali vicende ti inducono a perderti in un turbinio di pensieri?
Cosa, in passato, ti ha aiutato a uscire da quel vortice e a recuperare il contatto con il reale, con gli altri, con Dio?
Dove e in che modo puoi vivere quest’esperienza di liberazione oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
12
Marzo
2024
Nel flusso della Vita
commento di Gv 5,1-16, a cura di Ettore Di Micco