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Fai ciò che ti è possibile per mostrare che hai cura degli altri, e renderai questo nostro mondo un posto migliore.
Rosalynn Carter
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 10,13-16)
In quel tempo, Gesù disse: «Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato».
Mi lascio ispirare
A ciascuno di noi sarà capitato di vivere la dolorosa esperienza della distanza che si crea quando vi è incomprensione. Due persone possono vivere sulle coste opposte dell’Oceano Atlantico e comunque sentirsi prossimi nella comunione di pensieri e di intenti, oppure, viceversa, dentro le mura della stessa casa scoprire a un certo punto di appartenere a universi lontani e incomunicabili. Quanta solitudine, dolore e frustrazione può causare una situazione di questo tipo.
Nel desiderio di recuperare la vicinanza si tentano tutte le vie: il silenzio, l’opera di convincimento, l’intervento di un terzo mediatore… Quando queste vie si sono dimostrate inutili, può scattare la rabbia, che spesso conduce a esiti persino peggiori. Una via poco battuta è quella dell’avvertimento colmo di preoccupazione, che dello scoppio di rancore condivide l’energia ma ha una direttiva di intenzione ben diversa. Dove il livore vuole schiacciare e dominare, l’avvertimento cerca il ravvedimento e la comunione.
Il grido di Gesù verso le città di Corazìn, Betsàida e Cafàrnao, luoghi della sua quotidianità galilea, città care e conosciute, è afflitto e colmo di preoccupazione. Il «Guai» che esplode dalla bocca del Signore non è la condanna di un giudice che emetta una sentenza inappellabile, è piuttosto il grido di un padre o di un fratello maggiore che sente nelle viscere il pericolo di una china che una persona amata sta prendendo.
Ancora una volta il Signore si rivela maestro di sapienza e amore, perché è consapevole di essere venuto non per condannare il mondo, ma per salvarlo.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale occasione hai vissuto l’esperienza di avvertire una forte preoccupazione per le scelte prese da una persona cara? Che cosa hai provato?
Nella tua vita, qualcuno si è mai preoccupato per te al punto da arrabbiarsi? Come ti sei sentito?
C’è nel tuo presente una persona per cui sei preoccupato/a? Chiedi al Signore la sapienza di avvicinarla e parlarle con amore.
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
6
Ottobre
2023
Fai attenzione!
commento di Lc 10,13-16, a cura di Diego Mattei SJ