Arcabas, Il figliol prodigo - dettaglio -
Essere un cristiano significa
perdonare l’imperdonabile,
perché Dio ha perdonato
l’imperdonabile in te.
Clive Staples Lewis
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 18,21-19,1)
Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: “Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?”. E Gesù gli rispose: “Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello”. Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano.
Mi lascio ispirare
Perdonare il fratello invece di desiderare la punizione e la sanzione per la sua colpa. Gesù propone la via del perdono come una logica – prima che un’azione – che si impara facendone esperienza personale e concreta: la parabola con la quale risponde alla domanda di Pietro sembra andare in questa direzione.
Oggi leggiamo parte di quello che molti esegeti descrivono come il “discorso ecclesiale” di Gesù, rivolto a discepoli che cominciano a ritrovarsi in comunità.
Come gestire le relazioni fraterne? Come gestire i naturali conflitti? Gesù propone loro di tenere come criterio l’esperienza di compassione e di perdono incondizionato che il Padre ha avuto verso ciascuno di loro. È trasmissibile la compassione? Il Padre desidera che la compassione nei confronti dell’impossibilità dell’altro sia contagiosa perché il credente non vanifichi con la sua vita e i suoi comportamenti il perdono ricevuto proprio da Lui.
La parabola raccontata da Gesù esplicita indirettamente una importante caratteristica del perdono che il Padre ci chiedere di vivere: il perdono libera il fratello (gli toglie un peso, un ostacolo) e gli offre una nuova possibilità di tornare a vivere.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa mi aiuta a sentire la compassione di Dio nei miei confronti?
Come vivo le relazioni di conflitto nelle quali l’altro “mi deve qualcosa”?
In quale occasione mi è successo di assaporare la forza liberante del perdono ricevuto e/o donato?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
17
Agosto
2023
Rimettere vita in caso di conflitto
commento di Mt 18,21-19,1, a cura di Andrea Piccolo SJ