immagine: Paolo Veronese, Convito in casa di Levi, 1573 -
Solo se abbiamo la capacità di abitare, possiamo costruire.
Martin Heidegger
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 9,9-13)
Andando via di là, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?» Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Mi lascio ispirare
Ed egli si alzò e lo seguì. Lo seguì, dove? Matteo segue Gesù per entrare nella propria casa.
Se non voglio pensare a questo brano come al racconto di due scene distinte che poi vengono accostate – forse ciò che per gli esegeti è più ovvio – posso immaginare che, dopo la chiamata, Matteo segua Gesù in questi spazi domestici.
E, prima di arrivare alla scena del banchetto, mi permetto di contemplare come Gesù accompagna Matteo dentro i suoi spazi, con una chiamata a ri-abitarli. Tornare ad ascoltare questi spazi come luoghi di un vangelo implicito: luoghi che sanno di genitori che ti rimettono a letto e carezze nel sonno, pensando a una casa natale, o altre case che Matteo ha abitato in diversi momenti vitali, anche quelle dove il vangelo dovrà apparire nella filigrana di conflitti tra coinquilini. Case della solitudine o della comunione, case di amori e separazioni, pareti spettatrici di ciò che in ogni convivenza viene fuori. In questo passare di casa in casa, posso prendere il posto di Matteo.
Serve questo processo di RI-abitazione, prima di iniziare il banchetto. Pane e misericordia condivisi, prima e soprattutto con il mio peccato, chiamato e sanato da chi è riuscito a arrivare dentro. E poi misericordia e pane anche per i farisei, che non finiranno di affollare la mia casa e le mie feste. Sarà perché anche loro sono peccatori?
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali case ho abitato?
Ricordo di qualcuno che mi ha accompagnato a conoscermi?
Quale peccato vorrei far sedere a mensa con Gesù?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
7
Luglio
2023
Seguire dentro
commento di Mt 9,9-13, a cura di Giuseppe Amalfa SJ