Ph. Martina Pampagnin -
Pondus meum amor meus, eo feror quocumque feror.
Il mio peso è il mio amore; esso mi porta dovunque mi porto.
Agostino, Confessioni
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 15,1-8)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Mi lascio ispirare
«Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato». Questa parola mi colpisce perché io mi sento impuro. «Io sono la vite, voi i tralci». Questa parola mi colpisce perché io mi sento solo, separato da te. Non passa linfa dal profondo, non vedo grappoli d’uva crescere sui miei rami. Come posso credere a questa parola?
Eppure, arriva proprio oggi. Forse il mio tronco è vivificato da una linfa che non sento scorrere, forse i miei rami sono pieni di frutti che non vedo. Forse davvero si tratta di rimanere. Gustare fino in fondo quello che mi è dato, stare senza giudizi su quello che penso e che vivo per come lo penso e lo vivo. Scoprirmi figlio così come sono.
Restare, quando altro mi direbbe di andarmene; continuare a scavare in giù con tutte le mie fibre e radici alla ricerca dellʼacqua, e smetterla di distrarmi con innesti nuovi e sempre diversi. E chiedere, chiedere sempre, senza fermarmi e senza ridurre la misura del mio desiderio; con la certezza sempre rinnovata di essere amato e ascoltato dal Padre.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa mi ricorda che già ora vivo in me la vita del Figlio?
Quando con la testa e con il cuore non rimango in questa Vita, dove mi disperdo?
Per cosa mi sono stancato di pregare e cosa voglio chiedere oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
10
Maggio
2023
Amore che vivifica
commento di Gv 15,1-8, a cura di Harambet