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L’universo non ha un centro,
ma per abbracciarsi si fa così:
ci si avvicina lentamente
eppure senza motivo apparente,
poi allargando le braccia,
si mostra il disarmo delle ali,
e infine si svanisce,
insieme,
nello spazio di carità
tra te
e l’altro.
Chandra Livia Candiani
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 13,16-20)
[Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù] disse loro: «In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma deve compiersi la Scrittura: “Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno”. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io sono. In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».
Mi lascio ispirare
Beata me quando apro la porta e lascio entrare il fratello incontrato, il viandante stanco, lo sconosciuto sorridente. Beata me quando la paura finalmente tace e dietro la porta mostro un volto accogliente e delle mani pronte, dei piedi lesti e un cuore aperto. Beata me quando la fatica, il dolore, la paura non serrano la chiusura del mio cuore in una morsa stringente; quando nella semplicità dell’incontro, nella quotidianità della condivisione riscopro il volto del Signore sulla faccia stanca di questo mio fratello, sul visino allegro di un bimbo incrociato in strada, nell’espressione placida di quell’anziano sconosciuto che mi ha salutata.
Tre volte beata, allora: perché accogliendo uno qualunque dei miei fratelli accolgo Cristo e con lui il padre; perché col cuore aperto ogni cosa è più vera; perché non serve aspettare di incontrare il Signore, se in ognuno di questi volti si incarna la sua grandezza.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando hai sentito che accogliendo un tuo fratello stavi accogliendo il Signore?
Cosa ti impedisce di essere sempre accogliente?
In quale luogo della tua vita ti senti più chiamato ad accogliere?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
4
Maggio
2023
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commento di Gv 13,16-20, a cura di Verena M.