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In questa vita
non è difficile
morire.
Vivere
è di gran lunga più difficile.
Vladimir V. Majakovskij, Ai vecchi giorni
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 16,9-15)
Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero. Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro. Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».
Mi lascio ispirare
Molti studiosi affermano che la redazione di questi ultimi versetti del Vangelo di Marco sia successiva. La tentazione sarebbe quindi quella di considerare “vera” solo la parte precedente, ma se davvero le donne al sepolcro non avessero detto nulla per paura, non avremmo neanche i Vangeli. Il fatto stesso di poter leggere di queste apparizioni ci fa capire che l’esortazione di Cristo a portare la Buona Notizia a tutti è stata accolta.
La nostra fede si fonda sulla testimonianza di altri. E noi ci siamo lasciati davvero lasciati vedere?
È iniziato un tempo nuovo, dentro quel “primo giorno”, ma facciamo fatica a crederci. Per la mentalità del tempo non è attendibile la testimonianza di una donna, eppure Gesù si lascia vedere per primo da una donna, per giunta con un passato complicato. Segue per questo l’apparizione a due degli apostoli, ma non basta. Non ci basta la parola dell’amico, dei compagni che hanno fatto esperienza di te, dei tanti che ti hanno visto proprio qui, accanto a loro. È troppo bello per credere che sia possibile o non vogliamo rimanerne delusi? Non sia mai che sia contagioso, questo tornare in vita.
Ci spaventa la felicità? Forse, più in fondo, è più facile pensare che tu non sia vivo. Saperti morto lascia le cose così come sono e come sono sempre state. E tutte le tue belle parole restano sigillate dentro un sepolcro. Sono rese inoffensive. Addomesticate. Ci risparmiano il dover uscire incontro all’altro, l’amare a modo tuo. La fatica dell’assenza si nutre del sollievo del mantenimento dello status quo. Il sepolcro è il nostro cuore indurito… è la comunità chiusa che si riunisce per spezzare il pane senza offrirlo ad altri. Tu invece continui a credere in noi. E proprio a noi, con tutti i nostri limiti, chiedi di annunciare. Di partecipare a questa vita da risorti, di chiamare tutti alla vita come hai fatto tu. Senza temere i dubbi.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quali luoghi della mia vita Cristo si è lasciato vedere, attraverso chi?
Chi inviteresti alla Pasqua?
Cosa ancora mi trattiene dall’andare fuori, dal parlare di Lui?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
15
Aprile
2023
La fatica di credere
commento di Mc 16,9-15, a cura di Caterina Bruno