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Se vogliamo essere giudici giusti di tutte le situazioni, in primo luogo dobbiamo convincerci che nessuno di noi è senza colpa. Lo sdegno maggiore nasce da questa mentalità: “Non ho commesso colpa” e: “Non ho fatto niente”. No: è che non confessi nulla!
Lucio Anneo Seneca, De Ira
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 8,1-11)
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adultèrio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adultèrio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
Mi lascio ispirare
Oggi ci viene raccontato di un processo.
Da un lato ci sono gli scribi e i farisei, i cuori induriti per amore della legge, una legge che è ormai uno strumento di potere e non un dono, un guscio esteriore che viene indossato con rigore, ma che sfiora solamente colui che avvolge. C’è, nel loro profondo, la consapevolezza di essere peccatori, ma questa è rivestita e ammantata di rispettabilità.
Dall’altro lato c’è la donna, esposta in una nudità fisica ma anche interiore: colta in flagrante adulterio, trascinata così comʼera nel tempio, di fronte alla gente, senzʼaltro già consapevole del proprio errore, ma ora messa violentemente davanti alle conseguenze del suo agire, quando ormai sono irreparabili. In quel momento in cui il peccatore è il primo, più terribile giudice di sé stesso, ed è di fronte al mondo con solo la propria pelle addosso.
All’adultera non viene neanche rivolta la parola da chi la accusa: nessuno è realmente interessato a lei, né a ciò che ha fatto. Qui lei è mero strumento, poiché sotto accusa è Gesù stesso. La frase di Gesù non è un capolavoro di arguzia per uscire da una situazione spinosa, ma qualcosa che giunge dritto al cuore, trapassando vesti e armature. È un richiamo a ciò che è Dio: amore. Un amore in grado di riaccogliere chi lʼha tradito, ripetutamente. E Gesù mette semplicemente davanti agli occhi dei farisei il fatto di essere loro stessi dei traditori riaccolti, degli adulteri perdonati.
Perché in fondo l’adulterio è ignorare un legame dʼamore, è tradire qualcuno che ci ha fatto dono di sé stesso. Non a caso diventa la costante metafora dell’allontanamento di Israele dal suo Dio.
«Nemmeno io ti condanno. Vaʼ e non peccare più». Non per timore del giudizio ma perché sei stato perdonato ti è stato ridato lʼamore da cui tu stesso ti eri allontanato. “Non peccare più” equivale a non dimenticare quell’amore e quel perdono che tu stesso ricevi.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale occasione ho fatto del mio giudicare unʼarma o un’armatura?
Essere davanti al giudizio cosa ha significato nella mia vita? E trovarmi davanti a qualcuno portato a giudizio?
In quali occasioni mi sono sentito veramente perdonato? Come questo ha cambiato il mio modo di rapportarmi con gli altri?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
27
Marzo
2023
L’abito e il cuore
commento di Gv 8,1-11, a cura di Pietre Vive (Roma)