Ph. Matteo Suffritti SJ -
Ascoltami,
ora so piangere,
so che ho bisogno di te.
Non ho mai saputo fingere.
Ti sento vicino,
il respiro non mente,
in tanto dolore
niente di sbagliato
niente, niente.
Adelmo Fornaciari, Elisa Toffoli, Luce
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38)
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita; sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.
Mi lascio ispirare
A mendicare ci si abitua presto.
Prendere quel che passa senza troppo disturbare.
Restare nel posto che gli altri ci danno,
forse può andare bene lo stesso.
Non capisco, ma questo che passa si ferma,
ha gesti e parole proprio per me.
Si sporca e si impasta con quello che sono,
mi invia a vedermi tutto nuovo.
Ora posso parlare:
coraggio di chi si scopre amato davvero
e può sbilanciarsi nella luce
ad occhi aperti.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali cecità riconosco nella mia storia? Come convivo col ruolo in cui mi ritrovo?
Cosa sta creando il passaggio del Signore nella mia vita?
Cosa voglio dire oggi a cuore aperto? Con chi lo condividerò?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
19
Marzo
2023
Siamo luce
commento di Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38, a cura di Matteo Suffritti SJ