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I potenti rammentino che la felicità non nasce dalla ricchezza né dal potere, ma dal piacere di donare.
Fabrizio De André
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 20,17-28)
In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà». Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dòminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Mi lascio ispirare
Ci sono catene invisibili che ingabbiano tanto quante quelle di ferro. Sono le catene delle nostre aspettative su noi stessi e sulla nostra vita. Spesso siamo schiavi e non lo sappiamo. Schiavi del desiderio di apparire e di essere riconosciuti, schiavi della nostra idea di successo e gloria, tanto da ridurre i nostri comportamenti, le nostre relazioni e persino la nostra vita di fede a strumenti per raggiungere il potere e sopraffare.
Il Signore viene a riconoscere questo bisogno e a colmarlo con la sua presenza. Il suo amore viene a liberarci da queste catene e a renderci capaci di donare liberamente, come liberamente abbiamo ricevuto. Essere figli amati nella nostra verità ci rende capaci di affrontare anche i fallimenti, senza che questi ci travolgano.
Persino il cammino verso Gerusalemme diventa possibile!
Tuttavia, il servizio non è qualcosa che scegliamo. I suoi tempi e i suoi modi si incarnano nella nostra storia. L’unico elemento costante è la capacità di offrire la nostra vita per gli altri, senza cercare un tornaconto. Lo si può fare nella chiesa, con gli ultimi, a casa con le nostre famiglie o a lavoro con i nostri colleghi. E, ovunque accada, saremo strumento di cambiamento e di rinascita.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come vivi il rapporto con il potere?
Quali aspettative hai nei confronti del Signore?
Quali sono i luoghi della tua vita, in cui sei chiamato a servire?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
8
Marzo
2023
La libertà del servizio
commento di Mt 20,17-28, a cura di Maria Pia S.