Ph. by Michael Porter on Flickr (CC BY-NC-SA 2.0) -
Io non sono la sola ad essere stanca, malata, triste o ansiosa, io sono tutt’uno con milioni di altri nel corso dei secoli, tutto questo è la vita
Etty Hillesum
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 8,1-10)
In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano». Gli risposero i suoi discepoli: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?». Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette». Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli. Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò. Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà.
Mi lascio ispirare
«Vi era di nuovo molta folla». Sono ancora tutti lì, attorno a Gesù, affascinati dal suo modo di parlare, increduli davanti al suo modo di stare in relazione, bisognosi di intercettare il suo sguardo di misericordia. Dopo la prima moltiplicazione dei pani e dei pesci, l’evangelista Marco ci racconta l’episodio che si ripete una seconda volta. Forse perché siamo duri di comprendonio? Forse perché continuiamo a inciampare e ricadere negli stessi schemi mortiferi? Gesù non si arrende alle nostre ricadute, anzi, è lì per quello! È lì per risollevarci ogni volta che cadiamo e sfamarci finché non saremo sazi.
Infatti la gente, povera e semplice, è affamata e non ha occhi e orecchie che per Gesù. Mentre i discepoli, che seguono il maestro ovunque, fanno fatica a comprendere la sua vera identità. Così Gesù si rivela di nuovo. Lo fa lasciando che la folla si accomodi, si ristori, e prepara tutti all’evento pasquale, che sarà il momento chiave per capire davvero fin dove arrivi la follia del suo amore. Eppure la folla non aveva detto di avere fame, è Gesù che prende l’iniziativa, intercetta il bisogno e lo sazia. Ci scruta nell’intimo, ci comprende ancor prima che siamo noi a capirci.
Invitandoci a banchettare con lui, Gesù ci aiuta a entrare progressivamente nel mistero del suo amore per essergli intimamente amici; ci chiede di vivere in modo umile e vero la relazione con lui e tra noi, relazione sicuramente sbilanciata, ma comunque dono da accogliere. Se ci ostinassimo a rifiutarlo saremmo perennemente affamati, proviamo allora ad accoglierlo e a restituirlo a quanti, come noi, sono affamati d’amore.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come risuona in me l’invito di Gesù a sedermi e mangiare?
Cosa significa per me l’eucarestia?
Cosa chiedo al Signore oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
11
Febbraio
2023
Sentire la fame
commento di Mc 8,1-10, a cura di Suore Ausiliatrici