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Dio accetta coloro che vengono così, a Lui, nella fede.
John Henry Newman
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 2,1-12)
Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola. Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta unʼapertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati». Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dellʼuomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e vaʼ a casa tua». Quello si alzò e subito prese la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».
Mi lascio ispirare
Di questa scena colpisce la “spettacolarità”, in un certo senso. Questi uomini per far arrivare il paralitico da Gesù scoperchiano il tetto: è un esempio di dedizione e tenacia ammirevoli.
Forse tutto questo può insegnare qualcosa anche a noi: per arrivare da Gesù e chiedergli ciò che desideriamo non dobbiamo aspettare che tutte le circostanze siano sempre favorevoli. Ci sono difficoltà da superare, è necessaria anche una lotta, una fatica nel portare i nostri desideri davanti al Signore. In un certo senso è una prova: se davvero una cosa ci sta a cuore e la vogliamo, lottiamo per essa. Altrimenti, forse non sarebbe così importante. E il Signore ammira questo, perché è un’autentica testimonianza di fede.
Gesù, però, nell’accogliere il paralitico non lo guarisce immediatamente dal male fisico: prima di tutto perdona i suoi peccati, gli fa sentire, nella misericordia, di essere profondamente amato da Dio, al di là di tutto. Questa forse è la guarigione più vera e profonda di chi incontra il Signore: riceve un amore che poi può comunicare, indipendentemente dalla sua situazione fisica, sociale, umana.
L’invito infine è a prendere il proprio lettuccio: anche dopo aver incontrato il Signore ed essere stati guariti siamo chiamati a farci carico della nostra storia. Non possiamo rinnegarla, nemmeno nei lati fragili e feriti, perché proprio quelli sono stati il luogo dell’incontro con la grazia di Dio.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali sono i desideri per cui sento val la pena lottare?
Quali persone mi hanno fatto incontrare il Signore?
Dove ho bisogno di essere guarito?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
13
Gennaio
2023
Una fede tenace
commento di Mc 2,1-12, a cura di Daniele Ferron