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A volte, è sufficiente un cambiamento di prospettiva per vedere la luce.
Dan Brown, Il simbolo perduto
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 2,13-22)
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mi lascio ispirare
Nelle prime pagine del Vangelo di Giovanni c’è una sorta di compendio dei titoli cristologici. L’evangelista anticipa rispetto ai Sinottici una serie di eventi ed episodi, come questo che leggiamo oggi, per disegnarci subito chi è Gesù.
Oggi la sua figura è legata a quella del tempio. Il Figlio di Dio è venuto per donarci sé stesso, la Parola fatta carne, tempio vivo verso cui recarci a braccia aperte per accogliere il perdono e la salvezza preannunciata da Dio stesso nella Scrittura e riconoscerci anche noi figli nel Figlio. La religione giudaica imponeva che si andasse al Tempio di Gerusalemme portando qualcosa, la fede che propone Gesù, invece, ci invita a recarci da lui a mani vuote per poterle riempire del suo amore da offrire a nostra volta ai fratelli e alle sorelle nella comunione.
Un cambio di prospettiva, dunque: dalla religione dei segni alla fede nella parola di Gesù.
Chiediamo al Signore di rinnovare il nostro cuore facendolo aderire al suo affinché riconosciamo che la Chiesa è il Corpo di Cristo e che ogni suo membro, cioè ognuno di noi, è tempio dello Spirito Santo. Non ci sarà, così, la necessità di chiedere segni a Dio, poiché siamo noi stessi segno e strumento del suo amore nel mondo.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come posso passare da una religione dei segni alla fede nella parola di Gesù?
Quale aspetto della mia vita voglio affidare a Gesù perché lo ribalti?
In che modo sono segno e strumento dell'amore di Dio nella mia quotidianità?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
9
Novembre
2022
Verso di te a mani vuote
commento di Gv 2,13-22, a cura di Marco Ruggiero