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Uno non ha che dichiararsi libero, ed ecco che in quello stesso istante si sente limitato. Abbia solo il coraggio di dichiarasi limitato, ed eccolo libero.
J. W. Goethe
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 15,1-10)
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Mi lascio ispirare
Nella società del merito e della performance, implacabile contro chi fa errori, che ci richiede di essere severissimi con gli altri e con noi stessi, le parole di Gesù portano quella nota stonata, originale, che ci risveglia.
Sembra un paradosso: quasi conviene essere peccatori perché solo con una conversione possiamo rendere felici gli angeli. E forse è così, con questa provocazione, che Gesù vuole spingerci a riconoscere i nostri limiti, insieme a tutti quei meccanismi che mettiamo in atto per coprirli, quei limiti, nasconderli perché vergognosi, meccanismi che di solito ci portano al peccato.
Perché questo è normale, perdersi è umano: se facessimo ogni sera il resoconto di tutti piccoli momenti in cui abbiamo peccato (come consiglia anche sant’Ignazio), ci renderemo conto che nessuno si può davvero sentire nel numero dei novantanove giusti. Ma è proprio lì che la nostra fede ci salva: quel momento è fondamentale per un discepolo. È solo lì infatti che possiamo riconoscere di essere sempre e comunque amati – nonostante i nostri limiti, nonostante gli errori – e quindi convertirci.
E così anche il momento dell’autoriconoscimento, della consapevolezza della nostra fragilità, nonostante produca pentimento e tristezza, diventa anche occasione di gioire, di sentirci in pace con Dio, di ringraziarlo. Ma solo se ci sentiamo degni di stare a tavola e festeggiare con Lui.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale momento della giornata e/o della settimana mi prendo un tempo per fare un esame di coscienza e per ringraziare dei doni fatti?
Come mi sento, dopo la confessione?
Quali sono i miei sentimenti quando mi rendo conto di aver peccato?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
3
Novembre
2022
Perdersi è umano
commento di Lc 15,1-10, a cura di Gloria Ruvolo