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Quale dialogo ci può essere se i soggetti annacquano le loro differenze?
Joseph H. H. Weiler
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 6,12-19)
In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore. Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. Cʼera gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.
Mi lascio ispirare
Questo è un punto importante della vita di Gesù: è il momento in cui raduna intorno a sé una comunità di amici. Luca addirittura fa lʼappello, nominando i discepoli uno per uno. Noi non abbiamo un buon rapporto con gli elenchi di nomi e spesso li saltiamo perché ci danno lʼimpressione di avere a che fare con informazioni che non ci interessano, come se leggessimo un elenco del telefono.
In realtà questi elenchi mostrano con molta chiarezza cosa sia una comunità.
Se facciamo attenzione ai nomi, ci accorgiamo che alcuni di questi nomi sono di origine greca, come Filippo e Andrea, mentre gli altri sono di origine ebraica: nel gruppo di Gesù ci sono due mondi culturali che si intrecciano. Se poi pensiamo che i greci avevano invaso Israele circa un secolo prima, capiamo ancora meglio quanto affetto possa esserci tra di loro. Ma non basta: tra di loro cʼè anche Matteo, il pubblicano, collaboratore dei romani, popolo che in quel momento aveva il controllo di Israele. Anche lui non era di certo amatissimo, soprattutto da Simone lo zelota, gli zeloti erano in guerra aperta contro i romani: tra un collaboratore romano e un rivoluzionario non cʼerano molti spazi di dialogo.
Si potrebbero sottolineare altre forme di conflittualità e di scontri tra gruppetti interni ai discepoli, ma ci fermiamo qui, tutto questo ci basta a dire un paio di cose importanti sulla comunità. Innanzitutto che la diversità è fondamentale: non è semplice da gestire, ma è lʼincontro (e lo scontro) tra posizioni diverse a creare lo spazio per far parlare lo Spirito. Non parla a me o a te, ma parla attraverso una comunità che è capace di ascoltarlo solo se lo fa insieme. Il rischio che a volte viviamo è di creare gruppi in cui le persone sono fotocopie le une delle altre. Sono luoghi rassicuranti, certo, ma anche molto noiosi․․․ dove rischia di non esserci spazio per ascoltare lo Spirito. La conflittualità fa parte della vita di una comunità. Non è per forza il segno di qualcosa che non va, anzi, a volte mostra che la comunità diventa uno spazio per parlare liberamente ed essere accolti. La tensione che si crea tra posizioni differenti è ciò che rende la comunità una cosa viva.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale luogo della tua esistenza senti che la conflittualità porta vita?
Quale gruppo con cui cammini affidi al Signore?
In quale spazio ti senti libero e accolto?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
28
Ottobre
2022
Diversi, insieme
commento di Lc 6,12-19, a cura di Leonardo Vezzani SJ